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Lampedusa, un anno dopo
03/10/2014
È trascorso un anno dalla tragica morte di 366 immigrati al largo delle coste di Lampedusa. Un anno in cui, proprio per prevenire altre tragedie simili, l’Italia ha messo in campo l’operazione Mare Nostrum che ha salvato più di 142mila persone. Un’iniziativa positiva che però non è riuscita a evitare le morti in mare. L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati ha stimato che negli ultimi dieci mesi più di 2.500 persone siano morte nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere la sponda meridionale dell’Europa.

«C’è il rischio concreto - spiega Peter Balleis, gesuita, il direttore internazionale del Jrs (Servizio dei gesuiti per i rifugiati) - che tutti i progressi fatti finora per dare priorità al salvataggio delle vite umane siano vanificati. Non solo dobbiamo assicurarci di salvare in mare il maggior numero di persone possibili, ma dobbiamo anche offrire a persone disperate, in fuga da violazioni dei diritti umani fondamentali, canali alternativi per arrivare in Europa. Non possiamo limitarci ad aspettare la prossima terribile tragedia».

 Il Jrs propone di stabilire un sistema europeo di visti umanitari, consentire ai titolari di protezione umanitaria il ricongiungimento familiare e aumentare la quota annuale di rifugiati nei programmi di reinsediamento. «Con l’acuirsi delle crisi in Medio Oriente e in Nord Africa - conclude Michael Schöpf, gesuita, direttore del Jrs Europa - chiudere le nostre frontiere non fa che accrescere le sofferenze di migliaia di innocenti. I Paesi europei devono lavorare insieme per assicurare che emergano i nostri valori umani di compassione e ospitalità».
© FCSF – Popoli