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Messico, premiata la "casa" che protegge i migranti
13 ottobre 2011
Il 12 ottobre 2011, la Casa del migrante Betlemme di Saltillo, diretta da padre Pedro Pantoja, ha ricevuto il premio internazionale per i diritti umani Letelier-Moffitt. Il riconoscimento prende il nome da due attivisti dell’Ips (Istituto per gli studi politici) assassinati nel 1976, a Washington, da agenti della Dina, i servizi segreti di Augusto Pinochet. Da allora, l’Ips ha onorato la morte dei due collaboratori con un premio che riconoscesse quelle persone o associazioni che si battono per i diritti umani nelle Americhe.

La Posada Belén è una struttura adibita all’accoglienza dei migranti che, in arrivo da vari Paesi dell’America Latina, cercano di oltrepassare la frontiera con gli Stati Uniti. Questo centro è uno dei pochi luoghi – molte volte l’unico – in cui i migranti possono trovare un rifugio temporaneo, al sicuro dai garroteros (guardie di sicurezza private) e dalla migra, la polizia di frontiera messicana. I migranti cercano in tutti i modi di sfuggire alle forze dell’ordine poiché, troppo spesso, queste non fanno distinzione tra migranti e narcos, punendo sommariamente tutti coloro che sono sprovvisti di documenti.
Durante la premiazione, tenutasi presso il National press club di Washington, padre Pantoja ha dichiarato: «Il premio ci dà forza e coraggio per continuare il nostro lavoro, in modo da avere la certezza di vivere in un mondo più giusto per tutti». Il direttore della Posada Belén ha anche espresso le sue perplessità riguardo alle politiche per l’immigrazione in Messico, sollecitando le autorità competenti a tutelare i diritti dei migranti. Pantoja si è detto anche particolarmente preoccupato per un’iniziativa del sottosegretario alla popolazione e alle migrazioni, René Zenteno, il quale intende eliminare il visto che permette ai migranti non messicani di sostare nel Paese.

Secondo l’associazione Frontera con Justicia, che si occupa di protezione dei migranti e relazioni tra governo e società civile, dal 2001 a oggi, più di 50mila persone hanno trovato rifugio presso la Posada Belén, che ha fornito loro sostegno per la ripresa del viaggio verso una vita più dignitosa.
Stefano Ciardi

© FCSF – Popoli