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Jesuit Refugee Service
2012: un silenzio assordante

Rifugiati: un popolo immenso, che aumenta anno dopo anno. Un numero che cresce, ma che non corrisponde ad alcuna capacità di incidere nelle grandi scelte internazionali, nel futuro del proprio Paese e spesso anche negli eventi della vita, propria e dei propri familiari. Mentre i Paesi dell’Africa e del Medio Oriente continuano a sobbarcarsi il carico più ingente dell’accoglienza dei rifugiati, l’Europa non cessa di concentrasi sul controllo spasmodico delle sue frontiere. Intanto nel Mediterraneo continua la strage silenziosa dei naufragi e la lista delle vittime ignote della Fortezza Europa si allunga. I viaggi si fanno più lunghi, più costosi, più pericolosi: ma restano inevitabili per chi non ha alternativa.

Richiedenti asilo e rifugiati che vivono in Europa subiscono le pesanti conseguenze della crisi: non solo tagli lineari e indiscriminati al welfare, ma un clima politico di diffidenza che, nei casi più gravi, arriva a un’aperta ostilità. Ma più grave di quello che alcuni dicono è quello che quasi tutti gli altri non dicono. L’asilo e la protezione internazionale sembrano essere ormai avvolti dal silenzio della politica. Un silenzio a tratti imbarazzato, a tratti addirittura arrogante, come se non fosse questo il momento per sollevare certe questioni.

La crisi economica rende più intollerabili i ritardi e lo spreco di risorse nella gestione della cosiddetta Emergenza Nord Africa, conclusa senza soluzioni dignitose per le circa 20mila persone arrivate in Italia dalla Libia in guerra. Due anni di misure improvvisate e poco progettuali, che non hanno aiutato gli accolti, pur gravando pesantemente sulla spesa pubblica. Nulla è stato fatto, nel frattempo, per ripensare il sistema ordinario di accoglienza nazionale, ancora gravemente insufficiente, specialmente nelle aree metropolitane.

Lo abbiamo detto lo scorso anno, torniamo a ripeterlo quest’anno con più forza: la politica deve ricominciare a far sentire la sua voce. Il tema dell’accoglienza e della protezione dei rifugiati non può più essere delegato a apparati burocratici inadeguati e rigidi, o all’iniziativa privata di pochi volenterosi.


Giovanni La Manna SJ
Presidente del Centro Astalli

 

DODICI MESI DI ATTIVITÀ
È uscito il Rapporto Annuale 2013 del Centro Astalli (nella foto), con la descrizione delle attività realizzate nel corso del 2012 e i relativi dati statistici attraverso i quali, ogni anno, la sezione italiana del Servizio dei gesuiti per i rifugiati legge il lavoro svolto dell’associazione.
Nonostante la flessione del numero delle domande d’asilo rispetto all’anno precedente (fonti Acnur), i migranti forzati che si rivolgono al Centro Astalli continuano a essere numerosi: circa 21mila le persone incontrate nelle varie sedi del Centro Astalli di Roma (34.300 gli utenti assistiti in tutte le otto sedi dell’associazione in Italia). Gli operatori attivi sono 49, i volontari 465
La crisi economica ha colpito in modo particolare i più vulnerabili. Anche persone che da tempo avevano intrapreso un percorso di autonomia sono state costrette a rientrare nel circuito dell’assistenza. Sempre numerose tra le persone incontrate le vittime di tortura: ne sono state individuate e assistite 439, per la maggior parte africani.
Contatti al sito www.centroastalli.it: 125.093. Costi annuali (pareggiati da rispettive entrate): 2.520.000 euro.

© FCSF - Popoli, 1 aprile 2013