Home page
Webmagazine internazionale dei gesuiti
Cerca negli archivi
La rivista
 
 
 
Pubblicità
Iniziative
Siti amici
Jrs
Jesuit Refugee Service
Io sostengo da vicino

La guerra in Eritrea e in Siria, le violenze in Congo, la tragedia afghana, le finte democrazie in Togo e Guinea. Sono ancora molti i popoli martoriati da ferite profonde, difficilmente sanabili, dimenticati dai mass media e quindi da gran parte del mondo occidentale. In cambio della nostra indifferenza e superficialità ci danno la loro maggior ricchezza: i propri figli, i più sani, più forti, i migliori. Dei tanti che partono, vediamo solo quelli che ce l’hanno fatta a superare tortura, persecuzione, un viaggio lungo e insidioso.

Il Centro Astalli da più di trent’anni si batte per i diritti dei rifugiati, li accompagna, li serve e li difende come voleva Pedro Arrupe, il superiore generale dei gesuiti che, nel dicembre del 1980, fondò il Servizio dei gesuiti per i rifugiati.
«Io sostengo da vicino» è una campagna di raccolta fondi che il Centro Astalli propone per aiutare i rifugiati che vivono nelle nostre città. Sono così vicini a noi che, per non vederli, non basta spegnere la Tv, dobbiamo proprio chiudere gli occhi e accontentarci di restare al buio. Ecco alcuni modi possibili per aiutare i rifugiati, diventando un «sostenitore da vicino».

- Un pasto caldo ai rifugiati.
La mensa di via degli Astalli a Roma è aperta cinque giorni a settimana, grazie all’impegno di decine di volontari. Ogni giorno si cucinano e si servono più di 400 pasti caldi. Da qui per molti richiedenti asilo e rifugiati inizia un cammino di sostegno e integrazione. Questo percorso, però, oggi risulta più faticoso e lento. La crisi colpisce tutti, ma è più crudele con chi in Italia non ha famiglia né amici e si trova costretto a fare una fila per mangiare.
Offri un pasto a un rifugiato: 5 euro per un giorno, 25 euro per una settimana e 100 euro per un mese.

- Un sostegno alle vittime di tortura.
Anche se unanimemente condannata, la tortura è largamente praticata ancora oggi. Per il Centro Astalli accompagnare le persone che vivono una situazione di vulnerabilità significa camminare con loro, sostenerli nei primi delicati momenti della loro permanenza in Italia fino a una elaborazione più compiuta dei traumi.
Il disagio di queste persone è spesso silenzioso e rischia di essere sottovalutato o ignorato del tutto.
- Con 30 euro puoi offrire un tutore per un braccio per la riabilitazione di una vittima di tortura;
- Con 70 euro un tutore per la gamba per la riabilitazione;
- Con 100 euro un paio di occhiali a chi ha problemi di vista;
- Con 150 euro un busto per la riabilitazione della schiena.
Per aderire: www.centroastalli.it

Fondazione Astalli

 

LA MANNA: «BASTA VIAGGI DELLA MORTE»
«Il 2012 è stato un anno molto difficile per i rifugiati: sono state migliaia le vittime incolpevoli dei viaggi in mare verso l’Europa. Ingiustificabili i ritardi e lo spreco di risorse nella gestione della cosiddetta “emergenza Nord Africa” che sta per concludersi senza soluzioni dignitose per le circa 20mila persone arrivate dalla Libia in guerra. Per di più è ancora gravemente insufficiente e dispersivo il sistema di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati nelle aree metropolitane».
Questo il bilancio del presidente del Centro Astalli, il gesuita Giovanni La Manna riguardo a due dei principali temi inerenti il diritto d’asilo.
«Uno dei maggiori problemi che ci troviamo quotidianamente ad affrontare al Centro Astalli - sottolinea padre La Manna - è che i rifugiati, anche quando sono titolari di  protezione internazionale, hanno difficoltà a vedersi riconosciuti diritti sociali concreti. Anche ai più vulnerabili, come le vittime di tortura, viene spesso impedito di vivere in dignità e sicurezza, nell’indifferenza generale».
Per questo il direttore del Centro Astalli chiede «misure coraggiose per risolvere l’eccessiva pericolosità dei viaggi con cui i rifugiati cercano di raggiungere l’Europa e un ripensamento delle misure di accoglienza a livello nazionale che dia luogo a un sistema unico, capace di collegare le reti esistenti, affinché tutti i migranti forzati trovino in Italia una risposta tempestiva e qualitativamente soddisfacente ai loro bisogni più immediati».

© FCSF - Popoli, 1 febbraio 2013