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Protagonisti del cambiamento

La cooperativa Villa Sant’Ignazio di Trento gestisce da diversi anni una comunità residenziale per adulti in situazioni di disagio. Nell’ambito della collaborazione con i servizi sociali del territorio, ha recentemente aperto un nuovo servizio di accoglienza notturna nel centro della città.

Nella nuova struttura la visione di un welfare creativo e co-progettato tra amministrazioni pubbliche e società civile si sposa con i principi e i valori tipici del modo di procedere di Villa Sant’Ignazio (Vsi) e delle altre opere di apostolato sociale della Compagnia di Gesù.

Il tratto distintivo della gestione è il coinvolgimento diretto degli Hope (HOmeless PEers), cioè persone che vivono o hanno vissuto una situazione di precarietà abitativa e, dopo un percorso di rielaborazione del proprio vissuto, hanno sviluppato risorse da mettere a disposizione nella relazione con l’altro. Questo traguardo è il frutto di un percorso condotto tramite strumenti quali i tavoli di ascolto, gruppi di avvicinamento, un’associazione di promozione sociale per la sensibilizzazione nelle scuole, e ha portato alla costituzione di un gruppo, coordinato da Mario Stolf, operatore di Vsi, in stretto rapporto con l’Area inclusione dei servizi sociali coordinata da Nicola Pedergnana.

Nel 2012 è stato avviato con il Comune di Trento un progetto che prevede diverse attività con il coinvolgimento degli Hope: ad esempio, la mediazione tra pari (cioè tra persone che abbiano problematiche sociali simili ma percorsi di consapevolezza diversi) in biblioteca, dove i servizi vengono spesso utilizzati impropriamente dai senza dimora, l’accompagnamento sul territorio, l’animazione e gestione del servizio di accoglienza festiva presso Vsi. In questo contesto si è attivata la collaborazione degli Hope nel dormitorio durante l’emergenza invernale per gestire l’accoglienza serale e i momenti critici.

Da questa esperienza è nata l’opportunità di assumere la gestione diretta del dormitorio, che ha assunto il nome Casa Orlando (nella foto), in memoria di Orlando Zandonella Callegher: questi ha vissuto per anni la condizione di senza dimora ed è stato tra gli artefici di quel percorso di collaborazione tra servizi sociali, utenti e attori del privato sociale che ha portato a nuove sperimentazioni come questa.

La metodologia lavorativa è quella del «fareassieme»: credere che tutti posseggono un sapere, dare valore alla responsabilità personale, al cambiamento e alle risorse di ciascuno, valorizzare i diversi punti di vista con l’obiettivo di costruire capitale sociale. Da un punto di vista personale il «fareassieme» è una sfida a stare nei processi e nei problemi con autenticità. In cambio della fatica e dell’incertezza c’è la ricchezza degli incontri con le persone e le loro storie e l’occasione per rileggere e raccontare la propria.

Sono numerosi i punti di contatto con lo stile che contraddistingue le opere apostoliche dei gesuiti. In particolare vedere chi avviciniamo certo come un soggetto bisognoso di accompagnamento e sostegno, ma protagonista del proprio cambiamento, non come un oggetto che necessita di un’assistenza professionale. In tal senso, come auspica il preambolo dello statuto del Jsn (cfr www.jsn.it), il coinvolgimento nella progettazione, gestione e valutazione intende promuovere la responsabilità, la riappropriazione della dignità e la capacità di riprogettare la propria esistenza.

Massimo Komatz
Coordinatore generale Villa Sant’Ignazio


SENTIRE SICUREZZA

Come possiamo crescere, diventare cittadini consapevoli e abitanti sicuri del mondo? Il terzo convegno «Sentire sicurezza» (www.sentiresicurezza.it), organizzato a Trento l’8 maggio scorso dalla Cooperativa Villa Sant’Ignazio, ha sviluppato uno dei temi più dibattuti del nostro tempo. In questa tappa molto partecipata del percorso formativo, culturale e, soprattutto, di ricerca iniziato nel 2008, è emersa una fotografia della sicurezza al plurale: una composizione di valori compresi nell’autonomia di scelta responsabile di ogni cittadino, dove le regole, le telecamere e le ordinanze di controllo sono meno efficaci rispetto agli interventi sulla cultura sociale.

© FCSF - Popoli, 01/06/2013