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di Pavia Media Research
Telegiornali: l'insicurezza anche nel piatto

Mangia che ti passa? Decisamente no, almeno a giudicare dalla tipologia di notizie ansiogene riguardanti la salute. Dalla carne di cavallo non Dpa, cioè non destinata al macello e alla produzione di alimenti, presente (e non dichiarata) in alcuni prodotti, all’insalata al veleno per topi coltivata in Italia e importata in Germania, dai colibatteri fecali nelle torte al cioccolato fino ai cinghiali radioattivi contaminati da cesio 137: ecco uno spaccato della «salute che fa paura» direttamente connessa alla nostra alimentazione, alla nostra tavola.

È quanto emerge dall’analisi dell’agenda delle news del prime time relativa al primo semestre 2013. L’attenzione dedicata ai temi della salute da parte dei telegiornali italiani è, fra le voci che compongono l’agenda dei Tg delle reti generaliste (Rai, Mediaset e La7), all’ultimo posto della classifica, con l’1,5% delle notizie. Risulta «fagocitata» (così come per le altre voci dell’agenda, a eccezione della criminalità e dalle questioni sociali e legali), da un vero e proprio «primato della politica», che ha particolarmente caratterizzato i primi sei mesi dell’anno (elezioni) e che, assai probabilmente, si confermerà anche per il semestre successivo («scampate» elezioni).

La paura per la salute non riguarda soltanto l’insicurezza alimentare, ma trova una sponda anche nella ben più sentita insicurezza economica: la crisi impone tagli alla salute, alla cura. Ecco allora affacciarsi notizie ansiogene sulle famiglie in difficoltà che rinunciano all’assistenza odontoiatrica o che, per risparmiare, acquistano farmaci su internet, sottoponendosi per ciò a una serie di rischi e di pericoli.

Ancora una volta, così come già evidenziato in passato (i dati del biennio 2011-2012 lo confermano), viene alla luce un carattere emergenziale e allarmistico in alcune delle notizie sulla salute, legato sia a una dimensione «congiunturale» attorno a cui ruotano alcune di queste notizie, sia (come in altri casi) a una certa spettacolarizzazione che finisce col farci dimenticare piuttosto velocemente della natura concreta del fatto, dell’accadimento, per passare a narrare dell’emergenza successiva.
Un ultima considerazione, infine, riguarda il rapporto salute-immigrazione. Stiamo vivendo momenti drammatici a seguito di una delle più grandi tragedie in mare, avvenuta il 3 ottobre davanti alle coste di Lampedusa. Centinaia di immigrati, morti nel relitto di un barcone naufragato, riempiono le cronache di questi giorni, con servizi e articoli che ricostruiscono, sotto molteplici aspetti (l’incidente, i soccorsi, le testimonianze, la solidarietà, le polemiche, ecc.), l’intera vicenda. Tuttavia, nel corso del primo semestre 2013, solo una notizia sulla salute si riferisce esplicitamente agli immigrati. Si tratta dell’apertura di ambulatori medici in Italia per la cura di immigrati e di italiani indigenti da parte di Emergency (Tg1, 29 marzo).

Gli stranieri non sembrano più catturare e concentrare tutte le nostre paure e insicurezze, come avveniva ancora poco tempo anno fa: certamente non perché queste siano diminuite, anzi, si sono diffuse (i dati dell’Osservatorio europeo sulla sicurezza per il 2012 parlano di italiani complessivamente più insicuri). «Insicuri senza se e senza ma», come ci ricorda il sociologo Ilvo Diamanti.

All’origine di questa rapida evoluzione c’è la crisi economica che ha investito la società italiana, insieme all’Europa. L’insicurezza è divenuta un elemento comune e quasi normale della nostra vita quotidiana. Pervade i sentimenti della popolazione in misura crescente, da alcuni anni. Sotto diversi profili e da diverse prospettive. E, quindi, non si tratta più di un disagio localizzato e definito, a cui riusciamo a dare un nome, una provenienza, una connotazione. È, invece, un male oscuro, perché contrassegna i diversi ambiti della nostra esistenza che anche i media faticano a riassumere e a ridurre come in passato.

Stefano Mosti
Osservatorio di Pavia


 

© FCSF - Popoli, 1 novembre 2013