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Maurizio Ambrosini
Università di Milano, direttore della rivista Mondi migranti
Antieuropeismo e immigrazione
Si avvicinano le elezioni europee e un fantasma si aggira per il Vecchio continente: il previsto successo dei partiti antieuropeisti. Quelli che si autodefiniscono i rappresentanti della gente comune contro le élite politiche e finanziarie. Un ingrediente-chiave della loro offerta politica è invariabilmente l’ostilità verso gli immigrati. Le elezioni municipali in Francia, nel mese di marzo, sono state la prova generale della campagna elettorale europea. Problemi come la disoccupazione, la delocalizzazione delle imprese, la contrazione della protezione sociale sono stati sfruttati in chiave anti-europea. La richiesta di politiche più rigide sull’immigrazione, già vittoriosa in Svizzera a febbraio, completa l’agenda. Il tema si conferma molto allettante per chi cerca consensi a basso costo, aizzando sentimenti di ansia e paura che in tempi di crisi si moltiplicano.

Ciò che preoccupa di più è però l’atteggiamento dell’establishment moderato. Commentatori ed esponenti politici si sono prodotti in pensose espressioni di comprensione per le ragioni del disagio che alimenta il voto populista. Tra queste, invariabilmente, l’immigrazione: da limitare, mettere sotto controllo, assimilare. Gli immigrati visti non come partecipi della società e della sua crisi, ma come un accidente esterno che scatena i problemi. Forze politiche tradizionalmente compassate, a loro volta, inaspriscono il linguaggio e promettono drastici interventi, temendo l’erosione del loro elettorato.

Si può azzardare una previsione: giacché frenare il trasferimento delle imprese, far ripartire l’occupazione, rilanciare le politiche sociali, non sono operazioni propriamente agevoli, a pagare il conto della protesta populista saranno i migranti. Il modo più semplice per cercare di rispondere alla rabbia degli elettori è rispolverare il vecchio espediente del capro espiatorio. Se questo sta avvenendo in Paesi in cui la gran parte delle minoranze immigrate può difendersi con il voto, figuriamoci che cosa può accadere dove non possono votare.


© FCSF – Popoli, maggio 2014