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Cinema e Popoli
Luca Barnabé
Critico cinematografico
Baad el mawkeaa (After the battle)
Le immagini più potenti e indelebili sono quelle confuse, mosse, fuori fuoco prese davvero da Piazza Tahrir il 2 febbraio 2011. After the Battle - presentato in concorso al Festival di Cannes - prende spunto dalla cosiddetta «battaglia dei cammelli». I proprietari di cavalli e cammelli del villaggio beduino di Nazlet furono riconosciuti dai manifestanti come mercenari pagati da Mubarak per soffocare nel sangue i moti rivoluzionari.
Per il resto il regista egiziano Yousry Nasrallah imbastisce intorno alle immagini della rivoluzione un racconto piuttosto didascalico e prevedibile: Mahmoud, ex membro dei gruppi armati del governo, viene escluso dalla comunità. I figli subiscono botte e umiliazioni a scuola. Mahmoud ritrova una ragione di vita quando incontra Reem, una giornalista progressista che si affeziona a lui e alla famiglia.
Il film di Nasrallah ha un suo valore soprattutto perché è stato realizzato nel corso stesso del processo rivoluzionario egiziano. In presa diretta sulla Primavera araba riesce a coglierne in parte la potenza. Si perde poi nel tentativo di imbastirci intorno una microstoria - tra love story e coscienza politica - sul tormentato protagonista. La storia personale di Mahmoud, ovviamente, resta schiacciata dalla Storia che interessa (o dovrebbe interessare) di più allo spettatore. La recitazione enfatica degli attori sottrae ulteriore verosimiglianza ai fatti.
Il vero elemento efficace del film sono proprio le immagini reali ma confuse della Piazza. Come se la non rappresentabilità della rivoluzione fosse una volta di più confermata dall’opera. Il caos può manifestarsi solo per frammenti confusi e imprecisi, rubati all’istante. Se si tenta di ordinare e impostare troppo i tasselli, allora esce qualcosa di sbiadito, opaco, infedele alla realtà. Il nostro compito di fronte ai frammenti fotografici o videodocumentari di YouTube dovrebbe essere quello di pensare, capire, contestualizzare. Il regista invece di raccontare e mostrare gli eventi, tenta piuttosto di spiegare i fatti, le motivazioni, le emozioni. Dà lezione, smarrendo così efficacia e forza espressiva.
Il sociologo della comunicazione Walter Lippmann nel 1922 scriveva: «Le fotografie hanno sull’immaginazione odierna lo stesso tipo di autorità che ieri aveva la parola stampata, e in precedenza aveva avuto la parola detta. Sembrano del tutto reali». Oggi viene spontaneo estendere queste parole ai frammenti video che - dal web - ci hanno mostrato e raccontato la rivoluzione araba. Di fronte ad After the Battle viene anche da chiedersi se il cinema di finzione non abbia in parte smarrito la propria vocazione a inquadrare la realtà in maniera convincente e verosimile. A volte (solo a volte) il videofonino o una minivideocamera può essere più efficace di una macchina da presa.   

© FCSF – Popoli, 11 settembre 2012