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Sapori&Saperi
Anna Casella
Antropologa
Bannock, il pane dei nativi americani
Churchill, all’estremo nord del Manitoba canadese, è un villaggio tra il mare e il fiume. Nel tempo in cui, secondo il mito, gli uomini e i caribù parlavano la stessa lingua, qui, sulle coste ghiacciate della Baia di Hudson, vivevano solo gli inuit. I sayisi déné, il «popolo dell’est» che i vicini omaskekow chiamavano tchippewayans, cioè «pelli ruvide» per via delle giacche di caribù che essi usavano l’inverno, abitavano invece tra la foresta boreale e la tundra. Poi, quando Martin Frobisher aprì loro il passaggio, giunsero dal Nord anche gli europei. Cercavano pelli e avorio, portarono alcol e nuove malattie. Una lapide, nascosta nella foresta, conserva ancora i nomi dei déné morti «di civiltà» e il cimitero del villaggio accoglie gli inuit e gli invasori. Secoli dopo, lungo i sentieri di caccia che da Little Duke Lake giungevano a Churchill, la schiava tchippewaya Thanadelthur negoziava la pace tra i nomadi nhilaw e i déné: questi, come il capo Matonabbee, si trasformarono in cacciatori, commercianti di pelli ed esploratori per gli uomini della Hudson Bay Company. Intanto, nella gelida foresta boreale, i métis, figli di indiani ed europei, imparavano l’arte indigena di procurarsi il cibo.
Sebbene il termine bannock, probabilmente di origine celtica (secondo alcuni studiosi scozzese) o latina, indichi genericamente il pane, e sebbene la tradizione riferisca una provenienza europea, da queste parti quando si parla di bannock si pensa al «pane indiano» o frybread. Conosciuto dagli inuit, dalle popolazioni indigene di tutto il Nord America e dai meticci, era preparato con farina di radici, linfa dolce ricavata dagli alberi, lievito, frutta essiccata, spezie, e cotto all’aperto su un bastone. Più tardi, farina di grano e nuovi aromi sostituirono quegli ingredienti che odoravano di resina e di licheni. Oggi, nella tundra convertita al turismo, una casa di legno bianco offre bed and sled (letto e slitta); Gerald, il métis, e Jenafor dividono con l’ospite blueberry e bannok. Questo bluesky bannock, odierna versione dell’antico bannock degli indiani cree e dei métis, che accompagna nelle chiare mattine artiche i frutti della raccolta autunnale, conserva il sapore di una terra drammatica, dura e incredibilmente affascinante.

La ricetta
UN ALIMENTO ENERGETICO
Mescolare cinque o sei tazze di farina bianca o integrale, quattro cucchiaini di lievito in polvere, un cucchiaio di sale, un quarto di tazza di zucchero. Versare il tutto su un tavolo e fare un buco al centro.
Far scaldare due tazze di lardo o margarina oppure olio, aggiungendo anche mezza di tazza di acqua oppure latte o succo d’arancia. Aggiungere agli ingredienti il liquido caldo. Lavorare il tutto lentamente finché non è più appiccicoso, aggiungendo farina, se necessario. Mettere il composto pressato in una teglia e bucherellarlo con una forchetta. Cuocere in forno a circa 200 gradi finché non diventa dorato. Può accompagnare tutti i piatti

© FCSF – Popoli, ottobre 2009
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