Home page
Webmagazine internazionale dei gesuiti
Cerca negli archivi
La rivista
 
 
 
Pubblicità
Iniziative
Siti amici
Idee
Cerca in Idee
 
Sapori&Saperi
Anna Casella
Antropologa
Candomblé: il cibo, gli uomini e gli dei
Nella cucina del terreiro, il tempio del candomblé, la iya bassé, la «onorevole signora che cucina» compila la lista degli ingredienti per il cibo rituale. Presta molta attenzione perché ogni orixá, ogni festa e ogni giorno ha i suoi cibi. Il candomblé è l’anima africana del Brasile. Da schiavi, gli yoruba del Golfo di Guinea portarono con sé i loro orixás, espressioni visibili di un Dio trascendente. Sono forze della natura e sono forza della vita, l’axé. Presero le sembianze dei santi cattolici quando le celebrazioni erano clandestine e poi riconquistarono i nomi africani: Oxum, dea delle acque dolci e dell’amore; Iemanjá, dea della spuma del mare e della maternità; Omolú, dio della malattia, della morte e della vita; Iansã, dea dei lampi e traghettatrice dei morti; Exu, dio degli incroci e delle strade, intermediario tra gli uomini e gli orixás. A ognuno durante le cerimonie si offrirà cibo, poi i fedeli ne mangeranno un po’ disperdendo nella foresta quanto rimane.

Che sia un voto da sciogliere, una iniziazione, una richiesta, rivolgersi agli orixás comporta preparare del cibo per loro: come nella ricetta del padê che dovrà essere offerta a Exu con sigari e acquavite di canna che egli apprezza. C’è un cibo che alimenta gli uomini e c’è un cibo che alimenta gli dei. Per l’uomo mangiare è vivere e dunque, il cibo è vita. Ma è la divinità che si deve ringraziare per la vita che si rinnova e per il cibo di ogni giorno. Perché procurarsi il cibo è la fatica dell’uomo sulla terra ma questa è vana se Dio non la benedice. Il salmista prega: «...tu fai crescere il frumento per gli uomini. Così prepari la terra: ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle, la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli» (65, 10-11).

Sulla dipendenza dell’uomo dal cibo le religioni hanno costruito i loro rituali. Ogni religione ha reso sacro il cibo: è il sacrificio, che comporta offrirne parte alle divinità perché esse accettino di mangiare con gli uomini e continuino a dare loro l’alimento quotidiano. Cibo per gli dei, perché questi non si dimentichino degli uomini e perché gli uomini riconoscano la dipendenza dalla loro generosità. Cibo per avere forza e perché gli orixás trasmettano la loro forza spirituale, l’axé (L. Faldini, Biylú. È nato per la vita, Cisu, Roma 2009). Con un percorso rituale che comincia dalla scelta degli alimenti e passa attraverso la cucina, la condivisione e il ritorno alla natura, nel candomblé si celebra il rinnovarsi della alleanza tra uomini e dei, la gioia per la vita e la speranza.


La ricetta
PADÊ PER EXU
Mescolare in una terrina farina di mais o mandioca in quantità sufficiente e lavorare con olio di dendé in modo da fare un impasto molto soffice. Tagliare una cipolla grande a rondelle e soffriggere in olio di dendé, lo stesso fare con una bistecca. Coprire il padê con le fettine di cipolla e al centro collocare la bistecca, aggiungere sette peperoncini rossi.


© FCSF - Popoli ottobre 2014