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La sete di Ismaele
Paolo Dall'Oglio
Gesuita del monastero di Deir Mar Musa (Siria)
Consiglio di sicurezza
14 aprile - Restituisce speranza l’invio in Siria di osservatori Onu deciso dal Consiglio di sicurezza nel quadro del Piano Annan. Ritengo la prospettiva federale necessaria a salvare l’unità e il ruolo del Paese, e accetto l’accusa di disfattismo nazionale da coloro che vogliono ottenere o mantenere tutto a qualunque costo!
Non sarà facile comporre la specificità curda del Nord-Est, il sogno alwita dall’Oronte al mare, la solidarietà drusa nel Sud e sul Golan e le paure dei cristiani su tutto il territorio con la rivendicazione dell’autodeterminazione della maggioranza della popolazione. La guerra civile siriana in corso divide il Paese. Ingiustificabili atrocità sono perpetrate da entrambi i campi… Ce la farà Kofi?
Il conflitto sunnita-sciita profitta a Israele che colonizza in Cisgiordania senza freni. Paradossalmente, gli sciiti considerano Israele come alleato dei sunniti e questi lo ritengono il più grande alleato degli sciiti. Si diffonde un assurdo negazionismo, tanto sciita che sunnita, nei confronti della Shoa e del radicamento in Terra Santa; fino alla negazione in radice della presenza ebraica a Gerusalemme. Con questo si coniugano le derive negazioniste cristiane di stampo iper-nazionalista che talora - è il caso ultimamente d’un vescovo cattolico orientale - sfociano nel rifiuto del mistero e del ministero biblico della Chiesa e del suo Cristo.
Obama, sotto pressione da parte dell’alleato elettorale israeliano, non mantiene la promessa di sostenere il diritto alla democrazia degli arabi e dei musulmani. La Russia accetta, seppur obtorto collo, la responsabilità Onu, forse consigliata dalla Santa Sede, via Patriarcato di Mosca.
Si è creato un coagulo massmediale favorevole alla repressione di Damasco, interpretata in chiave antiterrorista. Anche l’intervista firmata da Giorgio Paolucci su Avvenire dell’11 aprile, «I ribelli ci uccidono. L’esercito deve restare», riecheggia le tesi del potere siriano, dei suoi amici europei (cfr Le Réseau Voltaire) e di troppi ecclesiastici coi paraocchi. Condivido l’appello contro le sanzioni perché puniscono un popolo privo delle libertà e ansioso di ottenerle, ma non l’amnesia sulle ragioni del confronto né la giustificazione della repressione.
Più è umiliata la richiesta di democrazia del popolo siriano, più si amplia lo spazio del jihadismo violento. Nella palude internazionale le radici delle male piante sono intrecciate. Sradichiamole con la mobilitazione della società civile globale.
L’impegno non violento non può condannare acriticamente il diritto all’autodifesa d’un popolo. La Chiesa lo dichiara legittimo benché sottolinei quanto ne sia pericoloso l’esercizio e incoraggi a ridurre al minimo l’uso della forza. In Siria bisogna distinguere le fazioni della galassia jihadista estremista dalla lotta armata volta a ottenere diritti, non a conculcarli.
In diversi Paesi europei si vanno organizzando laboratori di dialogo tra siriani al fine di favorire quell’esercizio democratico ancora impossibile in patria. La non violenza è morale solo quando pienamente responsabile.


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Puoi ricevere in omaggio o a prezzo scontato il libro di Paolo Dall'Oglio, La sete di Ismaele (Gabrielli 2011, pp. 144, euro 13, prefazione di Paolo Rumiz) info

© FCSF – Popoli, 1 maggio 2012