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L'ultima Parola
Silvano Fausti
Gesuita, biblista e scrittore
Convertirsi dalla legge al Vangelo
«Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?» (leggi Atti 9,1-19a)

Paolo è il miglior discepolo di Gamaliele, uno dei maggiori maestri d’Israele. Nato a Tarso, patria di famosi retori, ha pure un’ottima formazione laica, come testimoniano le sue lettere. «Irreprensibile nell’osservanza della legge», perseguita «per zelo» i cristiani (Fil 3,6). Vuole sterminarli, perché sono contro la legge e le tradizioni dei padri.
Nell’incontro sulla via di Damasco, Paolo vede che tutta la sua religiosità è spazzatura nei confronti della sublimità della conoscenza di Gesù, suo «Signore» (Fil 3,1-14.8). Egli scopre la «perla preziosa»: la salvezza non viene dall’osservanza della legge, ma dall’accettare l’amore di Dio per noi.
Questa difficile conversione dalla legge al Vangelo resta un «cantiere aperto» ogni giorno, per ogni credente di ogni epoca. Altrimenti, in nome della legge di Dio, uccidiamo l’uomo, suo figlio. Cosa normale, non solo ai tempi dell’Inquisizione.
La croce del Figlio, che ci ama con lo stesso amore del Padre, svela il grande segreto: Dio è Madre/Padre di tutti. In Gesù, discendenza di Abramo, si compie la benedizione promessa a tutte le genti (Gen 12,3b). Abramo stesso è prototipo di chiunque ha fiducia nell’amore di Dio, principio e fine di tutto. La vera ingiustizia, origine di ogni male, è il non credere al suo amore. Abramo è padre dei giusti, perché «credette al Signore, che glielo accreditò a giustizia» (Gen 15,6).
Il cristianesimo non è una religione: non tenta di conquistare Dio osservando leggi e riti. La legge divide buoni da cattivi e suppone un «potere dell’uomo sull’uomo» per controllare, premiare e punire. Il Vangelo invece è coscienza di essere figli amati. Da qui la libertà di amare Dio e tutti i suoi figli. L’amore, «unico potere di Dio», abbatte ogni separazione e crea comunione, nel servizio e nel perdono reciproco. Dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia (Rm 5,20). Sulla croce il Figlio si è fatto maledizione e peccato, per riconciliare con Dio ogni peccatore maledetto (Gal 3,13; 2Cor 5,21).
Chi dimentica questo non capirà mai perché Gesù ci ha detto: «Amate i vostri nemici» (Lc 6,27). Questa è la sua legge, la legge di libertà (Gc 2,12), frutto maturo dell’amore, che è legge a se stesso. L’amore infatti opera ogni bene e non fa male alcuno: è «pieno compimento della legge» (Rm 13,10).
Le parole di Gesù - «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti» - rivelano a Paolo chi è il suo Signore: è il Crocifisso risorto, che si identifica con gli uomini da lui perseguitati come empi. Sulla croce Dio si è svelato: è tutto e solo amore, amore che vince la morte e dona la sua vita a tutti.
Paolo sarà l’Apostolo per antonomasia. Porterà il Vangelo agli estremi confini della terra. La sua vocazione è narrata tre volte da Luca negli Atti (9,1-19a; 22,5-16; 26,9-18) e ricordata più volte da lui stesso (Gal 1,12-17; Fil 3,4b-14; 1Cor 15,8; 2Cor 12,2ss). Queste ripetizioni ci fanno rivisitare, in situazioni diverse, il significato della sua chiamata a rivelare il mistero di Dio, nascosto dall’eternità. In Paolo brilla con chiarezza la verità del Vangelo: siamo tutti figli e fratelli. La sua lettera ai Galati è il grande inno alla libertà dell’amore. È l’identità cristiana, nella sua continuità specifica con Israele.
La conversione di Saulo è frutto del martirio di Stefano. L’avventura di Saulo persecutore continuerà in Paolo perseguitato per Colui che prima perseguitava (cfr At 9,23.29). Il racconto del suo incontro con il Risorto serve ad autenticare l’apertura delle porte del Regno a tutti: Dio vuole salvare ogni uomo (1Tm 2,4). Anche oggi! Seguirà infatti la conversione del pagano Cornelio, o meglio la conversione di Pietro ai pagani. Solo dopo questa conversione possiamo chiamarci «cristiani» (cfr At 11,26).



© FCSF – Popoli, 11 luglio 2013