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Missione Scampia
Fabrizio Valletti
Gesuita della comunità di Scampia (Na)
Emergenza rifiuti (umani)
All’ultima assemblea del Jesuit social network è emersa una volontà comune dei molti rappresentanti delle varie comunità ed associazioni che, con riferimento alla spiritualità ignaziana, sono al servizio dei più poveri in Italia e in Albania: si tratta di affrontare in modo organizzato e condiviso il problema grave e urgente delle carceri.
Per chi vive a Scampia, alla mancanza di impianti e discariche in cui smaltire la «monnezza», si associa la presenza di quella «discarica umana» che oggi sono le carceri. Fra di noi è altissima la percentuale di famiglie che hanno congiunti al centro penitenziario di Secondigliano, alla casa circondariale di Poggioreale, al carcere femminile di Pozzuoli, nelle carceri satelliti che costellano la Campania.
Entrare nel vivo della questione non può interessare solo lo sparuto gruppo dei volontari, ma deve essere dovere dell’intera comunita cristiana, per giustizia e misericordia, come di quella società civile che tiene ancora la Costituzione a fondamento del vivere comune.
È emersa la volontà di lavorare in rete, non solo tra gli esperti del settore, ma come ricerca condivisa di percorsi che, superando la logica dell’assistenza, offrano ai detenuti e alle loro famiglie opportunità alternative alla detenzione e scoraggino il ritorno a delinquere.
Prospettiva di ampio respiro, trasversale alle opere sociali già esistenti, e, ancora più diffusamente, appello per tutte le comunità, sia religiose, sia di laici, che sentono il problema come bruciante segno di un’inadempienza civile e religiosa.
È una missione su cui investire energie spirituali, culturali, economiche, partendo dalla constatazione che c’è un vuoto di interesse, colpevole e scandaloso, anzitutto delle istituzioni. Una gran parte dei «ristretti» potrebbero essere a buon diritto fuori dalle carceri, come gli immigrati e i tossicodipendenti: oltre a impedire l’ingresso, va favorita l’uscita, concretizzando così l’esortazione evangelica che al perdono segua l’impegno di mettere chi sta espiando la pena nella condizione di godere la vera libertà civile, a partire dal diritto al lavoro.
Serve una rete di solidarietà e insieme di «inventiva» civile. Chissà che anche attraverso Popoli si possa dar vita a un collegamento per nuove «buone pratiche».
© FCSF – Popoli, 1 agosto 2011