Home page
Webmagazine internazionale dei gesuiti
Cerca negli archivi
La rivista
 
 
 
Pubblicità
Iniziative
Siti amici
Idee
Cerca in Idee
 
Missione Scampia
Fabrizio Valletti
Gesuita della comunità di Scampia (Na)
Fede e camorra
Percorrendo le strade di Scampia si potrebbe pensare che la popolazione viva una diffusa religiosità. In ogni raggruppamento di palazzi - chiamati «lotti» per un’originaria definizione urbanistica, mai sostituita da una più degna toponomastica - si incontrano edicole sacre o sculture con tanto di tempietto sovrastante. La maggiore frequenza spetta alle statue di Padre Pio, seguite dall’immagine della Madonna dell’Arco e dalla statua raffigurante la Madonna di Fatima. Altra statua suggestiva è quella del Redentore, in un caso sovrastante altre piccole statue. Anche nei cortili, negli androni, nei pianerottoli, è un susseguirsi di immagini e di altarini, illuminati e sempre decorati con fiori.
Se si considera che la maggior parte di queste immagini sacre è stata posta per iniziativa delle famiglie che controllano le piazze dello spaccio, viene da pensare che ci sia un legame fra la cultura della camorra e questa ostentazione di pietà religiosa. Non è giusto generalizzare, né è possibile qui fare una riflessione più approfondita sulla religiosità tipica delle regioni meridionali, ma vale la pena azzardare l’ipotesi che ci sia una continuità simbolica fra l’affermazione del «protettore» malavitoso e la richiesta di protezione divina, espressa con immagini a cui affidare la propria devozione. Chi vuole manifestare il proprio controllo del territorio ponendo come segno un’immagine sacra, coglie nel segno di una convinzione diffusa: che ha molto potere e valore chi ti garantisce sicurezza, anche se con mezzi illeciti. La stessa sicurezza viene richiesta al soggetto raffigurato da statue o quadri: Gesù, la Madonna, i santi sono importanti per una protezione e per una sicurezza che non può essere rifiutata a chi invoca con fede.
Gli interrogativi sono tanti, specie quando si verifica che a tanta devozione non segue uguale impegno di coerenza nel rispettare regole di vivere sociale e civile. È anche importante domandarsi quale effettiva esperienza spirituale si riesca a maturare in un contesto in cui la frequenza alla comunità di fede è legata agli appuntamenti «sociali» dei sacramenti, spesso vissuti con superficialità. Dalla situazione così particolare del quartiere, il problema allora si allarga alle tante domande che tutta la Chiesa si pone per un rinnovamento della vita cristiana, anche per un leale confronto con chi si considera estraneo all’esperienza religiosa.

© FCSF – Popoli, marzo 2009