Fra i germogli che stanno crescendo nel nostro giardino, oltre alla mimosa che è una vera esplosione di colore, ha preso consistenza, fuori di metafora, il percorso di catechesi di cui si è già fatto cenno negli articoli precedenti, che ha il singolare titolo di «Rotolo». Si snoda in realtà su fogli arrotolati, come gli antichi papiri, la ricerca che vede bambini e genitori interpreti di un’esperienza di fede che li accomuna, come gioco e creatività grafica, come passione educativa, veramente ispirata al Vangelo.
L’aver superato la catechesi di tipo scolastico, con l’appassionata attualizzazione della narrazione biblica, fa sì che la stessa famiglia riacquisti il valore del segno, dell’essere cioè «matrimonio» anche nel generare e far germogliare la fede nei figli. È il partecipare loro il dono ricevuto.

È tempo di resurrezione e insieme al mistero che ci fa sentire presente nel nostro essere lo spirito del Risorto, sentiamo sempre più pressante l’invito a superare tutte le forme di simbolismo, anche rituale e celebrativo, che può trasformare la religiosità in cultura e che priva la stessa Chiesa della decisiva valenza di essere segno vivo del Cristo Risorto.

Specialmente di fronte all’indifferenza di chi è fuori o ai margini delle nostre comunità, la «missionarietà del segno» si basa non tanto sulla comunicazione di parole o di idee, ma nell’essere segno di una radicalità, fondata anche sull’efficacia di un amore espresso con l’intera vita, come è appunto la trasmissione della fede da parte dei genitori ai propri figli.