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Il mercato siamo noi
Leonardo Becchetti
Ordinario di Economia Politica all’Università di Roma "Tor Vergata", presidente del Comitato etico di Banca Popolare Etica
Il governo e la missione culturale

La missione di governo è realizzare il miglior compromesso possibile rispetto ad un obiettivo ideale, trovando l’accordo tra pezzi di maggioranza con visioni eterogenee che riflettono le preferenze del momento dei loro elettorati.

La missione culturale è studiare nuove idee per renderle un giorno politicamente praticabili, scuotere la sensibilità delle coscienze e addurre motivazioni competenti per modificare in meglio quelle preferenze e far compiere un passo in avanti verso (quello che si crede ragionevolmente essere) il bene comune.

Nella missione culturale si può essere più estremi, più provocatori. Chi accusa chi si occupa di missione culturale di essere velleitario non ha capito la distinzione tra missione di governo e missione culturale e il mandato più ampio di quest’ultima. Nella missione di governo invece si finisce sempre per (e in parte si deve) essere più paludati e allineati. Chi è al governo ha meno libertà di azione in termini di missione culturale perché le sue parole sono interpretate dai mercati in termini di prossima azione di governo ed hanno conseguenze ben più forti di quelle di chi fa missione culturale. Ecco alcuni esempi.

EUROPA

La missione di governo è riuscire a negoziare con i partiti della coalizione modalità per ridare slancio all’economia compatibilmente con i vincoli di bilancio assunti a livello comunitario. Nel frattempo però essa consiste anche nell’andare in Europa a rinegoziare quei vincoli (cosa probabilmente molto difficile perché i vincoli rispecchiano la soluzione di equilibrio date le preferenze dei cittadini dei diversi paesi) convincendo i paesi membri che forse la strada scelta non è quella ottimale e stimolare politiche comunitarie più espansive.

La missione culturale ha invece il compito di allargare il campo. Spiegando all’opinione pubblica e ai politici che la rappresentano che quelle regole non sono l’assoluto. Che l’austerità espansiva ha distrutto la domanda interna e va sostituita da altre politiche. Che in altri paesi l’economia si è ripresa prima percorrendo strade di politica monetaria e fiscale più espansiva. Che il rapporto debito/PIL migliora se lavoriamo sul denominatore e può paradossalmente peggiorare se agiamo solo dal lato del numeratore. Che la BCE può essere più coraggiosa (seguendo ancora esempi d’oltreoceano). Che il raggrinzimento dell’Europa dei grandi ideali nell’Europa dei ragionieri ha minato quelle radici di fiducia e cooperazione che possono rendere un’unione tra stati fruttuosa e che per la ricostruzione di quelle virtù bisogna lavorare.

FINANZA

La missione di governo è trovare gli equilibri di maggioranza possibili per riforme della finanza che la riportino al servizio dell’economia reale. Tornando alla separazione tra banca commerciale e banca d’affari, frenando gli usi speculativi del denaro. Mettendo piccole tasse sulle transazioni finanziarie e riequilibrando la tassazione tra rendite finanziarie e lavoro facendo attenzione però alle compatibilità e agli effetti che tali misure possono produrre se applicate solo da un ristretto numero di paesi. Trovando gli argomenti e le modalità migliori e i compromessi possibili per poter arrivare ad un varo di queste iniziative a livello europeo.

La missione culturale è quella di gridare senza timori che è uno scandalo che 85 persone siano ricche come la metà più povera (3,5 miliardi) della popolazione della terra. Che non dobbiamo rassegnarci a questo stato di cose che produce infelicità sia nei carnefici che nelle vittime e che genera continue crisi e conflitti sociali. La missione culturale deve denunciare con forza questa situazione e la sua assurdità per agire sulle coscienze, spostare le preferenze al fine di poter rottamare il vecchio modo di fare finanza.

Perché la finanza può fare meglio, molto meglio. Perché abbiamo bisogno di banche e regole diverse. E un euro invece di perdersi in operazioni inutili può produrre in un fondo di garanzia per la microfinanza fino a 18 euro di valore reale promuovendo inclusione e pari opportunità. Perchè una piccolissima tassa sulle transazioni finanziarie è sacrosanta per un elementare principio di giustizia. Premesso ovviamente che le risorse saranno utilizzate nel modo migliore possibile per mettere in modo processi di autosviluppo sostenibile (e ve ne sono moltissimi di sperimentata efficacia).

In realtà, se guardiamo bene allo stato dei fatti nel settore finanza, in questo caso il problema non è tanto il disallineamento tra bene comune e preferenze dei cittadini quanto il fatto che le lobbies riescono a bloccare il tentativo dei politici di soddisfare le preferenze dell’opinione pubblica. Sulla finanza è proprio così data la maggioranza di opinione favorevole a molte di queste riforme. La missione culturale deve gridare al problema, la missione politica lo trova di fronte a sé e non sempre ha le forze per superarlo se non aiutata da un cambiamento della coscienza civile.

La missione culturale e la missione politica sono diverse perché operano in ambiti differenti anche se complementari e in alcuni casi parzialmente sovrapposti. Chi fa missione di governo svolge infatti anche un importante ruolo culturale e chi fa missione culturale può sviluppare innovative idee che saranno future decisioni di governo.

Auguri al nuovo governo e alla sua missione politica. Dal lato della cultura daremo il nostro contributo costruttivo ma anche critico per portare il Paese su una nuova rotta di cui tutti abbiamo bisogno.

[Articolo pubblicato anche sul blog "La felicità sostenibile", su Repubblica.it]

24 febbraio 2014