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L'ultima Parola
Silvano Fausti
Gesuita, biblista e scrittore
Il primo Papa incontra i pagani

«Sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone» (leggi Atti 10, 23b-48 e 11, 1-18)

Il Padre, per smuovere Pietro ad andare dai pagani, mobilita truppe celesti e terrestri. Scomoda anche se stesso e lo Spirito Santo. È in gioco l’identità del Figlio e sua. Il primo Papa, futuro vescovo di Roma pagana, pur riluttante e con molti distinguo è costretto a incontrare chi vorrebbe evitare. Pietro ignora il senso della sua visione e perché debba seguire i tre uomini. Neppure sa che dire o che fare con Cornelio. Capirà lentamente, da ciò che avviene. La realtà è l’unica maestra.
A malincuore e scortato da sei fratelli (At 11,12), segue il soldato e i due che hanno ricevuto l’ordine di «tradurlo» a Cesarea. Cornelio lo aspetta da quattro giorni. Al vederlo, gli si getta ai piedi per adorarlo. Ma Pietro lo rialza dicendo: «Sono uomo anch’io!». È la grande conversione: Pietro si riconosce uomo, come ogni altro; come il Figlio dell’uomo, Figlio di Dio.

Entrando in casa, «trova riuniti molti». Tra questi ci siamo anche noi. Dietro quella porta c’è la moltitudine del mondo pagano in cui Pietro entra come ospite. Ospite è chi si adatta a chi lo ospita. La vera dimora del cristiano non è la Chiesa, ma il mondo, quel mondo perduto, per il quale il Padre ha dato suo Figlio.
Pietro si premura di dire subito che lui, giudeo, non potrebbe entrare. Ma Dio gli «ha mostrato che non si deve dire immondo nessun uomo». Lui e Cornelio si raccontano le loro visioni. Sono così importanti che, nei capitoli 10 e 11, sono ripetute di continuo: quattro volte quella di Cornelio e tre quella di Pietro. Bisogna ricordarle spesso. Dicono le verità più importanti. Quelle che tendiamo a dimenticare, degradandole a ovvietà scontate. Nessuno dei due sa come finirà la storia.

Cornelio dice a Pietro: «Io ho mandato a cercarti e tu hai fatto bene a venire».
«Siamo qui riuniti per ascoltare tutto ciò che dal Signore ti è stato ordinato». Nella stessa casa si incontrano due mondi, quello giudeo e quello pagano. È il compimento della benedizione promessa ad Abramo (Gen 12,1-3): tutti gli uomini sono figli benedetti da Dio perché fratelli tra di loro (cfr Sal 87). È il mistero stesso di Dio, Padre di tutti, ora rivelato a tutti. Sulla croce di Gesù è vinta ogni inimicizia: «Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione» e «annullando per mezzo della sua carne la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso dei due un solo uomo nuovo» (leggi Ef 2,14-21; cfr Col 1,25-27; Rm 16,25-27).

Ora Pietro capisce che tutti gli uomini sono suoi fratelli, amati dal Padre e riscattati dall’amore del Figlio. Questo è il Vangelo che Dio gli ordina di proclamare. Ora sa cosa dire: è il «Credo apostolico» (vv. 36-43). La nostra fede non è un’insieme di dottrine e leggi, ma il racconto di Gesù: vita e miracoli, morte e risurrezione. Lui, il Crocifisso dai nostri peccati, è il giudice di tutti. Proprio lui, con il suo amore, ci libera da ogni colpa. Come si vede, i dogmi non sono idee, ma racconto di ciò che Gesù ha fatto e fa per ridarci la nostra vita, che è la sua stessa di Figlio del Padre.
È l’ultimo discorso di Pietro negli Atti. La conversione a Cristo dei pagani è operata e voluta direttamente da Dio. Ma la vera fatica del Padre e dello Spirito è stata la conversione di Pietro ai pagani. È stata dura vincere le sue resistenze per renderlo discepolo del Figlio. Finalmente il cristianesimo si apre alla sua missione universale: accoglie ogni uomo come fratello, nelle sue diversità.

Lo Spirito Santo scende sugli ascoltatori non battezzati e senza che Pietro lo abbia invocato. È già nascosto nel cuore di ogni uomo. Per venire alla luce attende solo la Parola del Figlio.

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© FCSF – Popoli, 22 dicembre 2013