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Missione Scampia
Fabrizio Valletti
Gesuita della comunità di Scampia (Na)
In mezzo alla faida, capaci di novità
Spesso, rivolti al passato, si perde la capacità di cercare e scoprire esperienze innovative. Sono quelle che potremmo definire «buone notizie» nel senso anche evangelico del termine. In quest’ottica, ogni ricorrenza del Natale diviene non solo felice memoria di un evento che ha avvicinato il Creatore all’umanità, ma rivelazione di quel mandato storico che la stessa umanità ha avuto in affidamento: la possibilità di generare nuove azioni di pace e di giustizia fra gli uomini.
Non si spegne la faida di Scampia, nella lotta per la gestione di nuove piazze di spaccio, dopo che l’azione repressiva delle forze dell’ordine ha ridotto la presenza del commercio malavitoso della droga. Tanti gli arresti, soprattutto di giovani, che poi ritrovo nelle visite al carcere, sprovveduti ricercatori di ricchezza e vittime di un potere che non li renderà mai liberi.
Dove allora la «buona notizia»? Negli ultimi mesi più volte le associazioni presenti sul territorio per le più svariate iniziative, sia di volontariato, sia al seguito di progetti che assicurano un impegno lavorativo, hanno vissuto momenti di incontro. È proprio in questa tensione nel condividere energie e progettualità che va individuato un grande potenziale innovativo, visto con interesse dagli stessi politici e amministratori.
Anche questo è un segnale di novità, comune in molte esperienze dell’intero Paese, quando la partecipazione dal basso precede e mette in crisi le modalità con cui le istituzioni affrontano i problemi più seri dei cittadini. È una chiamata a raccolta di azioni anche diverse tra loro, da quelle rivolte al recupero della dispersione scolastica, alla presenza nel disagio psichico, al servizio verso i minori a rischio, nelle iniziative sportive... Spuntano come dal nulla forme associative (se ne contano oltre 25) che rendono viva la scena di un quartiere il quale, nella sua fama di degrado e povertà, rivela più capacità innovativa dei più blasonati e ricchi quartieri della città.
Anche per i cristiani presenti sul territorio si tratta di un modo di sentire, al di là dell’azione pastorale delle parrocchie, di un richiamo a mischiarsi con chiunque sia impegnato per il bene comune, patrimonio da custodire e da costruire al di là di appartenenze definite e spesso esclusive.
Il piccolo Centro Hurtado si trova al crocevia di queste esperienze e con semplicità diviene anche il punto di incontro e di riferimento, seguendo quello che lo spirito ignaziano indica come prospettiva nuova. Piccoli segni di speranza e di augurio per vivere un Natale povero ma segno di novità, come i fagiolini e i pomodori che i detenuti a cui abbiamo offerto un corso di orti e giardini in carcere, con tanto orgoglio ci hanno donato, segno di un lavoro mai sperimentato prima!


© FCSF – Popoli, 1 dicembre 2012