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Missione Scampia
Fabrizio Valletti
Gesuita della comunità di Scampia (Na)
Io, prete obiettore
Sembrava che, dopo il secondo conflitto mondiale, la coscienza delle nazioni avesse intrapreso la via della pace, invece assistiamo alla logica degli interessi internazionali che scelgono ancora e sempre le armi come soluzione presunta dei conflitti, dopo averli provocati per logiche di potere. Così, le occasioni in cui la terra viene macchiata dal sangue di aggressori e di vittime si ripetono con scadenza agghiacciante, come un segno di follia collettiva. E si susseguono altre forme di barbarie: diritti delle minoranze calpestati, donne offese nella loro dignità, intere popolazioni vittime di violenze.
Ma ci sono anche strategie più sottili attraverso cui fondamentalismi e nazionalismi diventano riferimenti ideali per la politica. Succede, ad esempio, quando la prospettiva ideologica della «sicurezza» viene invocata come bandiera, sventolata ormai in modo trasversale agli schieramenti. Viene in mente la sceneggiata delle auto della polizia scortate nel nostro quartiere dai blindati dell’esercito. Facendo passare queste politiche come azioni di salvaguardia di chi vuole vivere tranquillo, si progettano società in cui trionfano l’esclusione e la discriminazione. Gli immigrati, i rifugiati politici, i senza casa e i senza lavoro, i diversamente abili sono come ritenuti responsabili delle difficoltà economiche del nostro Paese, per cui è lecito e legittimo escluderli dai diritti fondamentali, primo fra tutti quello di cittadinanza. L’estremo segnale viene dalla criminalizzazione dell’essere straniero, laddove l’essere senza documenti equivale a un reato.
Per denunciare tutto questo ho deciso di firmare l’appello dell’associazione Beati i costruttori di pace (www.beati.org), in cui oltre cento sacerdoti e religiosi/e dichiarano la propria obiezione di coscienza rispetto al cosiddetto «pacchetto sicurezza» recentemente approvato dal Parlamento. Ogni appello alla giustizia, alla pace e alla resistenza di fronte a tante logiche perverse è un invito a sentirci responsabili di cambiamento e di accoglienza, a farci prossimi alle sofferenze di tanti fratelli e sorelle.

© FCSF – Popoli, novembre 2009