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Lettere da Strasburgo
Rosario Sapienza
Ordinario di Diritto internazionale e Diritto dell'Unione europea nell'Università di Catania
Italiani brava gente?/ 2
Dov’è l’Istituzione nazionale per i diritti umani che l’Onu ci chiede?
Tra i tanti ritardi che il nostro Paese ha accumulato nel corso degli anni sui complessi dossier della tutela dei diritti umani, ce n’è uno che appare particolarmente grave. In Italia non abbiamo, né mai abbiamo avuto, una specifica istituzione nazionale a tutela dei diritti umani, nonostante i tanti inviti che abbiamo ricevuto da svariate organizzazioni internazionali e  nonostante  i «Principi di Parigi», incorporati nella risoluzione n. 48/134, adottata il 20 dicembre 1993 dall’Assemblea Generale Onu, ne facciano esplicita richiesta agli Stati.  

Fin qui, però,  poco o nulla si è fatto. Nel dicembre scorso, in verità, il ministro degli Affari Esteri, Emma Bonino, ha presenziato alla Farnesina alla prima sessione plenaria del rinnovato Comitato interministeriale per i diritti umani (Cidu), da lei ricostituito qualche mese prima, dato che era stato (sic!) compreso nel 2012 fra gli organismi da sopprimere dalla spending review del Governo Monti, la stessa che, per intenderci, ha soppresso gli uffici dei difensori civici comunali.

Il Comitato interministeriale dei diritti umani aveva operato per oltre trent’anni, occupandosi di monitorare  l’attuazione in Italia delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani e di  redigere i rapporti periodici che lo Stato italiano è tenuto a presentare sulla loro esecuzione. Non era, per l’esiguità dei compiti e le ridotte capacità di manovra, l’istituzione nazionale che ci veniva chiesto di istituire, ma, come, si dice … sempre meglio di niente! Bene ha fatto dunque il ministro a ricostituirlo.

In tale occasione il ministro Bonino dichiarò che “la promozione dei diritti umani nei contesti internazionali non può prescindere dal loro rafforzamento sul piano interno in attuazione degli obblighi internazionali assunti dal nostro Paese”, ma ciò non basta. Per recuperare l’increscioso ritardo del nostro Paese nel promuovere una vera e propria Istituzione Nazionale per i Diritti Umani, ritardo che nessuno o quasi nessuno sembra interessato a colmare.  E’ vero che pende in Senato dallo scorso giugno una proposta di legge per l’istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani, prima firmataria la senatrice Emma Fattorini; non è però la prima proposta presentata, nel succedersi delle legislature e di questa Istituzione nazionale non si vede ancora l’ombra.

È un vero peccato. Anche perché i Principi di Parigi  raccomandano  (anche se non impongono, in verità) che le istituzioni in parola possano conoscere di reclami proposti da singole persone. Il che sarebbe di grande utilità, perché  permetterebbe  di sgravare il sistema giudiziario italiano, già in evidente affanno come dimostrano le ripetute condanne collezionate negli anni a Strasburgo, dall’onere di assicurare tutela ai diritti in tutte quelle situazioni che potrebbero formare oggetto delle competenze di un organismo nazionale appositamente costituito.

 


© FCSF – Popoli, 18 marzo 2014