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L'ultima Parola
Silvano Fausti
Gesuita, biblista e scrittore
La casa di Lidia, prima Chiesa d’Europa

«Venite ad abitare nella mia casa» (leggi Atti 15,36-16,15)

La prima Chiesa d’Europa nasce «per caso» ed è tutta al femminile. La corsa della Parola, cominciata a Gerusalemme, raggiunge la Giudea e la Samaria. Dopo l’incontro tra Pietro e Cornelio alcuni ellenisti di Cipro e di Cirene, forse dei mercanti, vanno ad Antiochia ed evangelizzano direttamente i pagani. Questa comunità mista e problematica, campo base dei viaggi di Paolo, fu la causa del «Concilio» di Gerusalemme.
Il cristianesimo si è diffuso in Asia Minore, che ha caratteristiche culturali comuni ai giudei. La sete di salvezza e i culti misterici, con relative ricerche di relazione con Dio, facilitano l’annuncio del Vangelo. Sono desideri profondi che basta esplicitare e indirizzare a Cristo.

Dopo l’esperienza del primo viaggio, Paolo progetta con cura il secondo: suo compagno sarà Barnaba e meta le comunità fondate, con fondazione di nuove. Tutto è programmato: dove andare, cosa fare, con chi collaborare e a chi rivolgersi. Unica incognita è il tempo di permanenza. Ma Paolo sa che ovunque lo «attendono catene e tribolazioni» (At 20,23): nata una comunità, la persecuzione lo spedisce altrove.

Il progetto però non funziona. Barnaba subito divorzia da Paolo. Suo compagno allora sarà Sila, che «per caso» non è tornato a Gerusalemme. La meta cambia: se Barnaba parte con Marco per Cipro, Paolo con Sila devia verso Derbe e Listra per evangelizzare la provincia dell’Asia. Qui incontrano, sempre «per caso», Timoteo, che si aggrega. Attraversano  la Frigia e  la Galazia, ma lo Spirito Santo, non si sa come, vieta loro di predicare. Allora raggiungono la Misia per andare in Bitinia; ma lo Spirito di Gesù non lo permette. Quindi scendono a Troade, porta del mare verso la Grecia. Qui un sogno li dirotta verso l’Europa, in Macedonia.

A Troade si aggrega pure Luca, autore del Vangelo e degli Atti. La sua presenza, anche se anonima, è chiara: all’improvviso il racconto passa dalla terza persona plurale «essi» al «noi» (cfr At 16,10: «cercammo di partire»). Gli incontri con Sila, Timoteo e Luca saranno determinanti per la nuova missione. L’evangelizzazione è opera di Dio. Egli ostacola i nostri progetti e agisce con gli imprevisti. Il caso è il suo modo abituale di viaggiare in incognito. Non le nostre idee sicure, ma le novità più irritanti svelano la sua volontà.
La breve traversata da Troade a Filippi è in realtà il salto dall’Asia all’Europa. Al di là del Bosforo, Paolo e compagni incontrano il mondo greco-romano, un universo culturale e religioso diverso dal loro.

Paolo non può usare gli schemi già collaudati con giudei ed ellenisti in Asia. Sperimenta approcci nuovi. Non a caso inizia cercando giudei già radicati sul territorio: hanno familiarità  con la mentalità locale. Il loro processo di inculturazione era cominciato presto a causa del commercio, ma anche dell’esilio, della diaspora, del loro zelo per la Parola e - perché no? - della loro curiosità intellettuale. Le traduzioni greche della Bibbia e la scrittura di testi biblici direttamente in greco testimoniano l’intento dei giudei di dialogare con la cultura dominante.

Arrivato a Filippi, il quartetto apostolico esce dalla città e va di sabato lungo il fiume. In mancanza d’altro, è un luogo di preghiera adatto per i giudei e le loro abluzioni. Sinagoga è la riva e l’assemblea di sole donne. I quattro uomini siedono e parlano loro del Cristo. Tra le ascoltatrici c’è Lidia, commerciante di porpora di Tiatira. Ascoltando Paolo, il Signore le spalancò il cuore. Lui è già dentro: la Parola lo fa venire alla luce. Lidia si fa battezzare e li «costringe» a entrare in casa sua. La sua casa di donna ospitale è la matrice di tutte le chiese d’Occidente. Questa comunità, non programmata, è la più cara a Paolo (leggi la Lettera ai Filippesi). Il buon seme si spargerà da qui agli estremi confini della Terra.

Silvano Fausti SJ

 

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© FCSF – Popoli, giugno 2014