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La sete di Ismaele
Paolo Dall'Oglio
Gesuita del monastero di Deir Mar Musa (Siria)
La debolezza delle sfumature
Padre François Murad è stato ucciso in Siria il 23 giugno. È stato difficile definire la sequenza degli eventi e l’identità degli attori. Così, la sbornia acritica della stampa di mezzo mondo si è gettata sul drammatico video del preteso sgozzamento di tre francescani, risultato più vecchio di due mesi. Mi avevano già mandato quel video e lo avevo guardato temendo per uno dei due vescovi ortodossi ancora ostaggi, dunque ho capito subito che era una tragica bufala. Ma allora, chi ha accecato la stampa mondiale?
Sulla base di informazioni difficili da ottenere, vista l’avanzata dell’omertà, ora sappiamo che l’eremita aleppino, nonostante avesse fraternizzato con i rivoluzionari armati locali, tra cui alcuni islamisti, è stato assassinato con un proiettile sparatogli a bruciapelo sulla porta del convento francescano dove era ospitato. Sappiamo che gli aggressori fanno parte di un gruppo di ceceni venuti da fuori, gruppo che ricerche molto accurate (cfr il blog di Ignace Leverrier su Le Monde) dimostrano essere teleguidato dai servizi segreti degli alleati siriani-iraniani-russi, e probabilmente responsabile del rapimento dei due vescovi e prima di loro di due preti. La banda è comandata da Abou l-Banat, lo stesso del video tristemente famoso. Pare infine che un misterioso combattente tunisino avrebbe messo in salvo due suore.
Avevo conosciuto bene François, fin dagli anni Novanta, quando perseguiva il suo ideale di vita contemplativa, sognando di rifondare la vita anacoretica presso il monastero di San Simeone lo Stilita. Lo ricordo dolce, caparbio e forte nella sofferenza. Il suo vescovo ha parlato di una lettera nella quale dimostra una generosa, schietta e umile disponibilità al martirio, per amore di Cristo.
Non era un teologo della relazione interreligiosa, ma non se n’era andato quando erano arrivati i rivoluzionari, e aveva tentato di salvare un seme di vita cristiana. Deve aver detto qualcosa che non è piaciuto ed è stato punito: una buona scusa per saccheggiare il convento.
Il suo martirio è gloria per la Chiesa e pessima notizia per la rivoluzione siriana, che vede bande armate poderose, finanziate e aggregate nelle puzzolenti paludi globali, assoggettare intere regioni a una nuova dittatura. È vero dunque che padre François è stato ucciso dagli estremisti più mafiosi, nell’indifferenza irresponsabile delle istituzioni internazionali, Italia compresa.
Faccio ormai parte d’una specie di collettivo su internet con il quale compariamo informazioni, cerchiamo di chiarire gli eventi, di emanciparci da febbri ideologiche e maree emotive suscitate e cavalcate ad arte. Ma la lotta è impari. Occorre formulare un mantra da ripetere di continuo: «Le sfumature sono sempre più fragili della propaganda; se vi soddisfa l’indottrinamento non abbiamo più nulla da dirci!».





© FCSF – Popoli, 1 agosto 2013