Home page
Webmagazine internazionale dei gesuiti
Cerca negli archivi
La rivista
 
 
 
Pubblicità
Iniziative
Siti amici
Idee
Cerca in Idee
 
La sete di Ismaele
Paolo Dall'Oglio
Gesuita del monastero di Deir Mar Musa (Siria)
La guerra in Siria e i cristiani
Nella speranza di ricevere presto notizie positive su padre Paolo, rapito in Siria a fine luglio, e di poter leggere nuovamente i suoi articoli, pubblichiamo un estratto dal suo libro più recente: Collera e luce. Un prete nella rivoluzione siriana (Emi 2013).

Si constatano prese di posizione molto diverse tra i cristiani siriani, in armi da entrambe le parti. Io ne rispetto le convinzioni fintantoché la violenza non è criminale. Sono come tutti i cristiani del mondo, insomma: c’è gente perbene e ci sono mafiosi, contrabbandieri, spacciatori, membri dei servizi segreti o carnefici. Ci sono cristiani che militano nell’esercito di Asad e altri che l’hanno disertato per arruolarsi nell’Esercito libero. (...)

Parecchi cristiani si sono dedicati, fin dall’inizio, alla lotta pacifica per la democrazia in Siria. Molti si sono però ritirati, emigrando, quando la lotta si è trasformata in violenza generalizzata. (...)
Certi cristiani sono passati dalla posizione classica, di devozione al regime, a una presa di coscienza della sua criminosità. Ne è conseguita una solidarietà di fondo espressa attraverso l’assistenza medica ai feriti, il sostegno ai combattenti, l’aiuto umanitario. In nome del Vangelo si sono messi al fianco delle vittime, pur essendo ben coscienti del rischio di assistere a una Siria islamista, ma la giustizia viene prima di tutto.

Moltissimi cristiani sono disorientati, sentono che la patria è perduta, che l’idea democratica è naufragata. Perfino i cristiani rivoluzionari se ne vanno, perché non ne vogliono sapere di uno Stato islamista e non hanno più un reddito. Altri rimangono perché preferiscono vivere in una democrazia islamica piuttosto che in una dittatura laica. Altri ancora perché sono preda di una follia cieca che fa loro dire: «Noi adoriamo Bashar, è il nostro dio». L’appartenenza cristiana allora non ha più molto senso. Ciò che prevale è la fascinazione, in fin dei conti suicida, legata a una persona, la sola a resistere al complotto universale. Certuni resisteranno allo stremo fino alla tempesta finale. Qualcuno si è lasciato trasportare dalla logica della violenza fino a commettere gravi crimini contro la dignità umana. Preghiamo per loro.


© FCSF – Popoli, 10 marzo 2014