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Maurizio Ambrosini
Università di Milano, direttore della rivista Mondi migranti
Le grida manzoniane del governo
Dal Dossier immigrazione di Caritas-Migrantes, curato da Franco Pittau, presentato a fine ottobre e come ogni anno ricco di spunti utilissimi, prelevo qualche dato che illumina una questione di grande attualità politica e mediatica: il contrasto dell’immigrazione irregolare.
Il governo in carica vanta importanti successi su questo terreno, con il varo del pacchetto sicurezza, l’inasprimento delle sanzioni, i controversi accordi con la Libia. Il Dossier però ci informa (pag. 27) che soltanto il 5% degli immigrati è sbarcato in Italia dal mare. Gli altri sono arrivati in aereo o via terra, perlopiù con un regolare visto d’ingresso per motivi turistici. Aver fermato gli sbarchi non significa aver bloccato l’immigrazione irregolare. Semmai, come ha denunciato a più riprese Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, ha compromesso la possibilità di chiedere asilo per chi proviene da zone di guerra o subisce persecuzioni. In effetti le richieste d’asilo sono diminuite, scendendo da circa 30mila a poco più di 17mila. L’Italia è stata l’unico Paese europeo a registrare un calo così marcato. Dovremmo domandarci: è un successo politico o un fallimento umanitario?
C’è poi il problema dell’effettività delle espulsioni e dei rimpatri. Il Dossier conta 14.063 rimpatriati, in netto calo rispetto al 2008. Per contro, per la sanatoria del settembre 2009 sono state presentate 295mila domande, riferite al solo settore domestico-assistenziale. Alla fine della lunga procedura, risulterà che per ogni immigrato espulso ne saranno stati sanati presumibilmente quasi 20.
Difficilmente le cose potrebbero andare in un altro modo: il nostro Paese dispone in tutto di 1.800 posti nei Cie (Centri di identificazione ed espulsione), ben pochi rispetto alla dichiarata volontà di lotta senza quartiere all’immigrazione «clandestina». Inoltre, dei circa 11mila immigrati trattenuti nel 2009, solo il 38% è stato espulso, malgrado il prolungamento a 18 mesi del tempo di detenzione. In altri termini, il governo usa una retorica aggressiva («Bisogna essere cattivi contro i clandestini»), emette provvedimenti che dovrebbero tradurre in pratica questa volontà restrittiva, ma nei fatti non mette in campo le risorse necessarie per attuare le politiche annunciate, né potrebbe farlo, considerati gli enormi costi che comporterebbero e i robusti interessi coinvolti, compresi quelli delle famiglie con anziani e bambini da assistere. Ricorda le grida di manzoniana memoria, tanto roboanti quanto inefficaci.
Le politiche proclamate non corrispondono dunque alle politiche praticate. Queste parlano di 6 sanatorie in 22 anni, di cui le ultime due promosse da governi di centro-destra. Oltre ai decreti-flussi, che funzionano come sanatorie mascherate. L’Italia detiene il primato europeo delle regolarizzazioni di massa, e l’attuale governo l’ha rafforzato. Si potrebbe aggiungere un dettaglio sfuggito ai più: il governo ha tolto l’obbligo del visto per turismo ai brasiliani e ai cittadini dei Paesi balcanici, comprese Albania e Bosnia-Erzegovina. Difficile che non ne scaturiscano altre immigrazioni irregolari.
È troppo chiedere ai nostri governanti meno «cattivismo» retorico, meno sfruttamento del tema immigrazione ai fini della raccolta del consenso, più realismo e maggiore impegno in politiche sensate di governo di questo complesso fenomeno epocale?
© FCSF – Popoli, 1 gennaio 2011