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L'ultima Parola
Silvano Fausti
Gesuita, biblista e scrittore
Noi ci rivolgiamo ai pagani
«Era necessario che a voi per primi si annunciasse la Parola» (Leggi Atti 13,44-51)

Dopo la sua conversione Paolo annuncia Cristo nelle sinagoghe a Giudei e simpatizzanti. Alcuni lo ascoltano. I più lo perseguitano, come lui faceva con i cristiani. A metà del primo viaggio, dopo l’ennesima persecuzione, decide di rivolgersi ai pagani (At 13,46). Pietro l’aveva anticipato, ma controvoglia e costretto da Dio (At 10,1ss). Le persecuzioni da parte dei suoi fratelli gli fanno capire l’opera a cui Dio lo chiama: aprire ai pagani la porta della fede (At 14,27). Anche nel secondo viaggio ripeterà: «Da ora in poi io andrò dai pagani» (At 18,6). Pure alla fine degli Atti ribadirà ai Giudei di Roma: «Questa salvezza di Dio viene ora rivolta ai pagani ed essi l’ascolteranno» (At 28,29).
Leggendo il fatto alla luce di Rm 11,1ss, è come se Paolo dicesse ai pii Giudei: «Voi da duemila anni osservate le vostre tradizioni e aspettate che Dio compia le sue promesse. Non vi accorgete che Dio le ha già compiute? Aspettate la venuta del Signore. Ma lui è venuto, viene e verrà. La sua attesa è solo che voi l’accogliate. Invece lo rifiutate per restare attaccati alle vostre tradizioni, quasi fossero vostri idoli».

È come se il Papa dicesse ai cristiani di Roma: «Voi da duemila anni osservate le vostre tradizioni e aspettate che Dio compia le sue promesse. Non vi accorgete che Dio le ha già compiute? Aspettate il ritorno del Signore. Ma lui è tornato, torna e tornerà allo stesso modo in cui è venuto: sulla croce. La sua attesa è che voi lo accogliate, per risorgere anche nei vostri cuori. Invece lo rifiutate per restare attaccati ai vostri riti e regole. Anzi, di più, vi servite di lui per avere privilegi e potere. Peggio ancora: usate privilegi e potere credendo di servirlo. Così il bel “nome di Dio è bestemmiato per causa vostra”» (Rm 1,24; Is 52,5).

Lui è presente in quelle situazioni di maledizione che abbiamo sotto gli occhi. È l’affamato, l’assetato, l’immigrato, il nudo, il malato e il carcerato. Ci visita nel più piccolo dei nostri fratelli (Mt 25,31ss). Noi, da piccoli o grandi inquisitori, lo mandiamo via, perché non metta in crisi le nostre sicurezze. Gli facciamo anche l’elemosina, per sbarazzarcene in fretta e non sentirci in colpa. Facciamo di tutto per non convertirci… Il Vangelo è per i poveri. Anzi: il vangelo sono i poveri, che salvano noi se li accogliamo. In loro vediamo il nostro Re, il Crocifisso che viene a salvarci. Quando apriremo gli occhi, piangendo e ridendo della nostra infinta stoltezza?».
«Siamo nel terzo millennio - conclude il Papa -. Da troppo tempo la nostra situazione è simile a quella denunciata da Paolo. Ebbene, io esco da San Pietro e scuoto per voi la polvere del Vaticano. Vi dico che d’ora in poi mi rivolgerò a pagani e non credenti. Che il vostro rifiuto diventi salvezza per tutti e che la salvezza di tutti muova la vostra gelosia e salvi anche voi» (cfr Rm 11,1ss).

Ogni generazione ha bisogno di queste parole di Paolo. Dobbiamo aprire la porta della salvezza a tutti, anche a questo mondo postmoderno, che Dio ama di amore eterno e per il quale ha dato il suo Figlio unigenito (Gv 3,16).
Il mondo crederà nel Padre quando vedrà comunione tra i suoi figli. Tale unità non si fonda su potere e prestigio, su leggi e codici, ma sull’amore. Parlando della sua gloria imminente, che si rivela dalla croce, così Gesù prega il Padre per noi: «La gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li amasti come amasti me» (Gv 17,22s). Il mondo conoscerà il Dio amore attraverso il nostro amore aperto a tutti. Il Dio crocifisso è già «tutto in tutti» (1Cor 15,28). Aspetta che noi lo accogliamo. Cristiano è chi lo ama nell’ultimo degli uomini.

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© FCSF – Popoli, 24 aprile 2014