La successione di scandali e di gravi episodi di corruzione che investono il potere politico, economico e amministrativo-giudiziario, pone inquietanti domande: quanto ancora rimane sommerso? Come supplire alla debolezza delle strutture di controllo, visto che spesso sono corrotti gli stessi controllori? Che incidenza può avere la ribellione di molte coscienze che, ispirate da motivazioni anche evangeliche, vivono con sofferenza il tempo presente? Come non scoraggiarsi quando, anche come educatori, si avverte che prevale la logica della violenza, del potere, della ricchezza a ogni costo?
Una prima intuizione viene suggerita dal Vangelo, con la condanna di Gesù rispetto all’idolo della ricchezza, quel dio Mammona che attenta alla libertà stessa dell’umanità, che spinge ad affidargli la propria volontà e sicurezza, per soddisfare bisogni spesso indotti.
In tempo di crisi è difficile parlare di sicurezza, ma per gli spiriti più liberi questo può essere il momento per cercare nuovi motivi di speranza, nuovi stili di vita, nuovi atteggiamenti che esprimono lo spirito di incarnazione: usare ciò che è più semplice; annullare la distanza dalla sofferenza; superare atteggiamenti e pratiche di tipo assistenziale, che spesso sono di consolazione per chi offre e di scarso sollievo per chi soffre; inventare nuovi percorsi nell’uso degli investimenti produttivi che si trasformino in impresa e non nell’occasione per manovre finanziarie e speculative.
Come ho avuto modo di scrivere anche sul nostro giornalino Fuga di notizie, la scommessa che viviamo a Scampia non può prescindere da una rigorosa valutazione di come il denaro, l’ambizione e la sete di potere in genere siano presenti nell’immaginario della popolazione. In questo senso sono da ammirare le esperienze di chi si esprime nella gratuità.