Home page
Webmagazine internazionale dei gesuiti
Cerca negli archivi
La rivista
 
 
 
Pubblicità
Iniziative
Siti amici
Idee
Cerca in Idee
 
La sete di Ismaele
Paolo Dall'Oglio
Gesuita del monastero di Deir Mar Musa (Siria)
Parole in prestito
Ho la testa vuota. Dopo il capodanno sui-omi-cida ad Alessandria, quelli come me farebbero bene a star zitti. Le persone che mi sento più vicine sono i giovani tunisini diplomati-disoccupati che si sono dati fuoco per dire basta! Sono nel mio eremitaggio presso lo stazzo, dopo una notte tutta stelle. L’idea che mi è venuta, quasi un gioco, è di cercare ispirazione negli undici libri che ho qui sotto mano. Si tratterà allora d’una serie di citazioni che spero sviluppino un pensiero corale. Vorrei che fosse un omaggio alle vittime della violenza di questi giorni. Voglio dedicare questi epitaffi a tutti, specie ai più sconosciuti ed emarginati: carnefici e vittime. Poiché il boia è più morto del condannato; e Gesù-Isa obbliga il Padre a manifestarsi discendendo in quella fogna in cui è ridotto il Giordano.
Sylvie Germain, Frère Christian, in AA.VV., I Sette Dormienti, Actes Sud, 2004 - «Tutto si lega, dunque: la trasparenza con se stessi (l’esser lucidi), la trasparenza con gli altri (franchezza, onestà) e quella fondamentale con Dio (fiducia e abbandono). I sette dormienti (il riferimento è al racconto cristiano e musulmano dei sette testimoni murati vivi a Efeso e ai sette trappisti dell’Atlante, ndr) si erano affidati a Dio in tutto, hanno mendicato da Dio le forze che gli mancavano per non disertare, per accogliere ciascuno oltre la violenza della quale è complice. “C’è qualcosa da disarmare anche in noi”. Così i sette Trasparenti hanno salvaguardato la Pace. Con fermezza e delicatezza hanno in anticipo negato agli inorriditi testimoni della loro morte il diritto di gridare vendetta».
Leila Sebbar, Frère Chistophe, in op. cit. - «Suo figlio, l’anima sua, perché senza dir nulla è partito? Ella ha atteso. Se tornava doveva trovarla lì: “Sei tu, figlio mio, benvenuto”. Pazienza. Pazienza. Taceva. Il Priore è venuto un mattino, da solo. Le si è seduto accanto. Han taciuto. Capisce che è successa una disgrazia. Quale? Non lo sa, e neppure il Priore. Povera folle, tuo figlio è impazzito e tu non lo sai. Ella cammina a lungo da sola. Suo figlio non può essere l’Emiro sanguinario il cui nome è su tutte le bocche puzzolenti del Paese. È certo in preghiera nella sua stanza, adorante sul piccolo tappeto tessutogli dagli avi.] Accanto al monastero siede la madre appoggiata al fontanile. Grida il nome di suo figlio e, uno ad uno, quelli dei sette monaci assassinati sull’Atlante».
Albert Einstein, Pensieri degli anni difficili, Universale Bollati Boringhieri, 2006 - «È in tempi di disagio economico come quelli in cui oggi viviamo che si vede molto chiaramente l’intensità delle energie morali che sono vive in un popolo. Come salvare l’umanità e le sue conquiste spirituali di cui siamo eredi? (1933) - Ci si dovrebbe guardare dal predicare ai giovani il successo. Il valore di un uomo dovrebbe esser posto in ciò che egli dà e non in ciò che può ricevere. (1936) - Si perde la capacità elementare di reagire all’ingiustizia e per la giustizia, reazione, questa, che a lungo andare rappresenta l’unica protezione dell’uomo contro una ricaduta nella barbarie. (1937) - La religione monoteista assunse forme diverse presso i diversi popoli e gruppi. Così essa fu spesso causa di ostilità e conflitti, invece d’unire insieme l’umanità attraverso il principio morale universale. (1938) - Io troverei più ragionevole un accordo con gli arabi sulla base di una convivenza pacifica che non la creazione d’uno Stato ebraico. Ho paura per il danno interno che deriverà al giudaismo specialmente dallo sviluppo di un gretto nazionalismo all’interno delle nostre file. Non siamo più gli ebrei del periodo maccabeo. Il legame che ha tenuto uniti gli ebrei per migliaia di anni e che li unisce oggi è, soprattutto, l’ideale democratico della giustizia sociale, insieme all’ideale di aiuto reciproco e di tolleranza tra tutti gli uomini. (1938) - In questi dieci anni si è praticamente dissolta la fiducia nella stabilità, anzi la stessa base della società umana. Come ex cittadino della Germania che è stato abbastanza fortunato da lasciare quel Paese, io so di poter parlare in nome dei profughi. [A proposito del Mahatma Gandhi] Le generazioni che verranno stenteranno a credere che un tale uomo abbia camminato in carne e ossa su questa terra. (1939) - I frutti della lotta intellettuale in collaborazione con l’attività creatrice dell’artista forniscono contenuto e significato alla vita. Ma oggi le passioni brute dell’uomo regnano sul nostro mondo, più sfrenate che mai. (1943) - Uno di questi ideali è la pace, basata sulla comprensione e sulla tolleranza e non sulla violenza. La nostra gioia diventa velata dalla tristezza, in quanto le nostre relazioni con gli arabi sono, nel momento attuale, ben lontane da questo ideale. (1949) - Gli assiomi etici vengono scoperti e verificati in modo non molto diverso dagli assiomi della scienza. La verità è ciò che resiste alla prova dell’esperienza (1950)».
Eugenio Turri, Il paesaggio e il silenzio, Marsilio 2004 - «Certi paesaggi hanno una bellezza nella povertà, che dipenderà soprattutto dall’ordine e la trasparenza del rapporto stabilito con l’ambiente naturale più che dalla vistosità dei suoi elementi componenti. Ma con il paesaggio si può mentire […] costruendo delle belle autostrade che collegano l’aeroporto della capitale […] Il paesaggio più autentico è il limpido riflesso di com’è la società, dei suoi ideali, dei suoi disegni produttivi, delle proprie strategie nei confronti della natura […] integrità, bellezza, unità organica pure in senso ecologico. “L’altro della nostra società non è certo più la natura […] ma qualcos’altro ancora che dobbiamo identificare” (Jameson) L’esempio estremo di paesaggio futuro è quello che viene riflesso dalla facciata di vetro cemento di un edificio, segno e metafora di una umanizzazione che riflette se stessa, che ha perduto la natura come suo fondale […] Lo spazio terrestre è ormai troppo stretto e risaputo per l’uomo, c’è una usura della nostra stessa immaginazione, una noia del ripetuto […] Ad ognuno resta un angolo appartato […] porsi nel silenzio a contemplare la natura […] istaurare un possibile rapporto con il paesaggio che è al tempo stesso improntato al sacro, al laico, allo scientifico […] il silenzio, unica forma di religiosità rimastaci per risollevarci dal grave livello di materialità e di illusioni del nostro tempo.
Erri de Luca, Una nuvola come tappeto, Universale Economica Feltrinelli 2003 - «Dalila alla terza volta perfino protesta: “Come puoi dire ‘ti ho amato’ se il tuo cuore non è con me; questa è la terza volta che mi inganni e non mi racconti in cosa sta la tua grande forza”. Non lei tre volte lo tradisce ma lui tre volte la inganna? Ha smesso di difendersi Sansone, è entrato nell’ultima stanza dell’amore e si consegnerà come un pescespada alla fiocina. Lui che ha fatto strage di uomini mai la colpirà, né avrà una parola di rimprovero o di accusa verso colei che nasconde nell’alcova i suoi nemici mortali. Così sia l’amore, neghi l’esperienza, sia cieco come la prima volta, vergine nella sua fede. Al più ingiusto amante non rivolga censura […] Non sembri assurdo il gesto dell’amante che affida la sua vita nelle mani di chi lo tradirà, perché non c’è altro mezzo, non si paga con altra merce che non sia la vita, l’amore che si ha in corpo».
Simone Weil, Poesie, Mondadori 1998 - «Astri di fuoco che la notte abitate cieli lontani/ Astri muti che nell’eterno gelo ciechi volteggiate […]/ Al vostro sguardo ogni dolore è niente/ Noi vacilliamo in silenzio sul nostro cammino/ E là si spalanca nel cuore il loro fuoco divino».
Leonardo Casini, Schopenhauer, Il silenzio del sacro, Messaggero, Padova 2004 - «Vita è volere, e volere incessantemente l’esistenza temporale […] Vaneggiamo di ghermire con la successione ciò che può essere afferrato solo d’un colpo, passando dal tempo all’eternità, dalla coscienza empirica alla coscienza migliore […] Per questo, per essere fedeli a quella coscienza migliore, dobbiamo rinunciare a questa coscienza empirica e svincolarci da essa. Darsi la morte da sé».
Tarif Khalidi, The Muslim Jesus, Harvard Un. Pr. 2003) - «Disse Gesù-Isa: “Beato colui che vede col cuore e non mette il suo cuore in ciò che vede”. “Il mondo è un ponte, traversalo ma non costruirci sopra”. E disse ai suoi compagni: “Se siete davvero miei fratelli ed amici, abituatevi all’inimicizia e all’odio degli uomini. Infatti non otterrete ciò che cercate se non abbandonando ciò che desiderate. Non possederete ciò che amate se non sopportando ciò che odiate”».
Louis Massignon, L’Hospitalité  Sacrée, Nouvelle Cité 1987, Lettera del 20 aprile 1934 - «L’amore autentico consiste a tenersi in piedi presso l’Amato, abbandonando tutto ciò che si è e configurandosi in tutto a ciò che lui è (La Santa Vergine sotto la croce). “Guidami sulla via retta” [nel Corano] significa “sulla strada del tuo Amore” […] Gli istanti di estasi sono per l’uomo come conchiglie chiuse. Domani, all’alta marea del Giudizio, quelle conchiglie saranno gettate sulla spiaggia (dove si apriranno mostrando la loro perla)».
Dovrei citare ancora, traducendo dall’arabo, dal Corano, dal Nuovo Testamento e dai Salmi, ma è quasi l’alba. Allora concludo con l’ultimo libretto: quello delle nozze di Bernadette e Stefano: «Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita».
© FCSF – Popoli, 1 febbraio 2011