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La sete di Ismaele
Paolo Dall'Oglio
Gesuita del monastero di Deir Mar Musa (Siria)
Primo maggio «partigiano»!
Dopo anni d’esilio per Gesù, quando finalmente s’è potuto votare dall’estero non ho trattenuto le lacrime: dolci e amare. Dolci, perché partecipavo infine alle scelte del mio Paese, e amare, pensando alla patria d’adozione dove votare è fino ad oggi una farsa. Qui si muore per la democrazia e nel Bel Paese s’offende la memoria dei martiri.
Non ho mai avuto niente a che spartire con il signor Silvio Berlusconi. Tuttavia il mondo è piccolo e quando ho saputo che il presidente del Consiglio è sostenitore dell’ex don Pierino Gelmini, mi son ricordato che alcuni anni fa questi è stato insignito qui nel Vicino Oriente d’un titolo ecclesiastico grazie a un’amicizia levantina unta di denaro. Nulla di che meravigliarsi nell’internazionale coinvolgimento di membri del clero nella corruzione sessuale, economica e politica, ma molto di che rimboccarsi le maniche al capezzale globale della Chiesa e della società.
I danni morali alle persone sono irreparabili e le responsabilità pesanti, tuttavia nella preghiera me li sento fratelli. Bisogna combinare il Battista col Nazareno!
Einstein ha detto che un popolo che manda al potere i malfattori ne porta collettivamente la colpa. Ora, il caso Berlusconi sembra piuttosto ridicolo, benché la corruzione dei giovani (a prescindere che il limite della maggiore età ne fissi la soglia penale) costituisca una responsabilità drammatica.
Questi «amici» hanno in comune, primo, un uso spregiudicato del denaro con il quale credono di poter comprare tutto; secondo, un’auto-giustificazione dei loro disordini sessuali costruita sull’idea che tanto sono tutti così e che l’essenziale è mantenere un minimo di presentabilità di facciata; e, terzo, un’idea della politica come manipolazione, accompagnata dall’odio per la trasparenza e dall’uso dell’opacità strumentale alla soddisfazione dei propri pruriti infantilmente megalomani.
Tutto questo s’impasta di retorica melensa e di strumentalizzazione di gravi questioni di famiglia e di coscienza, e fa parte del quadro clinico del bisogno maniacale di sopperire all’insicurezza puerile, che però andrebbe curata invece che eretta a sistema.
L’ecclesiastico mediorientale corrotto è stato combattuto con immensa fatica, lui e i suoi complici, da persone coraggiose. Gelmini ha potuto espandersi lungo gli interstizi della corruzione tra potere politico e struttura ecclesiastica, ed è stato inquisito dalla magistratura quando si son raccolte le prove. Berlusconi è maestro nello sfibrare la democrazia, il modello del TiVu-crate, l’anestesista delle coscienze anche di fronte a profughi, riarmo, nucleare e Afghanistan.
Il sentimento di vergogna è al colmo per il missionario quando nota i sorrisetti di disgusto della gente d’ogni parte del mondo al nominare la patria lontana; e hanno ragione, perché Berlusconi è stato eletto, confermato, e sopportato, oltre ogni decenza, da un popolo reo della propria ignavia, mal guidato dalla prudenza oscena di pastori plutolatri.
Il tradimento dell’amico è tipico dei corrotti. Nessuna meraviglia che Berlusconi abbia tradito Gheddafi, seppur trascinato e controvoglia. Si ha l’impressione che la questione libica sia utilizzata dalla Lega e, per altro verso, dal ministro degli Esteri come palcoscenico per scenari post-berlusconiani. Sicché, oltre il senso di colpa coloniale, gli italiani avranno anche un debito di riconoscenza verso i martiri di Tripoli, Bengasi e Misurata: Gheddafi abbattuto trascini con sé il compare padano!
Paolo Dall'Oglio
© FCSF – Popoli, 1 giugno 2011