Home page
Webmagazine internazionale dei gesuiti
Cerca negli archivi
La rivista
 
 
 
Pubblicità
Iniziative
Siti amici
Idee
Cerca in Idee
 
Multitalia
Maurizio Ambrosini
Università di Milano, direttore della rivista Mondi migranti
Quattro idee per il nuovo ministro dell'Integrazione
Alla nascita del nuovo governo, il presidente Napolitano ha incitato a risolvere il problema della cittadinanza per i minori che nascono in Italia. D’altronde, l’aver affidato la delega per l’Integrazione a un intellettuale cattolico come Andrea Riccardi è un chiaro segno di cambiamento di linea politica. Ci permettiamo allora di formulare quattro modesti suggerimenti per un’azione di governo in materia.

Il primo punto è necessariamente quello individuato dal presidente della Repubblica. Tenendo presente che ancora più svantaggiati rispetto ai ragazzi nati in Italia sono coloro che nascono all’estero ed entrano per ricongiungimento, magari piccolissimi. Serve una norma che leghi l’accesso facilitato alla cittadinanza alla frequentazione della scuola in Italia, per esempio nei cinque anni che precedono la maggiore età.

Il secondo asse dell’integrazione è la famiglia: gli immigrati accompagnati dalla famiglia comportano costi per le politiche sociali ed educative, ma si integrano maggiormente nella società. Sono meno esposti alla devianza, conducono una vita più normale e serena. I ricongiungimenti familiari vanno quindi favoriti e non ostacolati.

Il terzo capitolo di una politica dell’integrazione dovrebbe riguardare la definizione di un’intesa con la composita galassia dell’islam italiano. Certo, occorre individuare interlocutori rappresentativi e credibili. Ma in Francia e in Germania questo ostacolo è stato superato, anche investendo risorse pubbliche nella formazione dei responsabili religiosi: meglio avere minoranze islamiche dotate di luoghi di culto autorizzati, gestiti in forme trasparenti e controllabili, guidate da persone formate in Italia in modo adeguato, anziché un islam semiclandestino, che si riunisce negli scantinati, sotto la guida di imam improvvisati.

Il quarto e ultimo punto riguarda i nuovi ingressi. Anziché decreti-flusso macchinosi, che servono in realtà come sanatorie non dichiarate, sarebbe meglio reintrodurre la possibilità di ingressi per la ricerca di lavoro, garantiti da uno sponsor, possibilmente un parente stretto, oltre a una congrua fidejussione. Allo sponsor si potrebbe affiancare un organismo italiano (un’associazione, un sindacato, un ente locale) che offra orientamento, formazione linguistica, aiuto nella ricerca del lavoro.
Dopo il tempo dello sfruttamento politico dell’immigrazione a fini di raccolta di consenso, forse è venuto il momento della ricerca di soluzioni ragionevoli a problemi difficili. La società multietnica non è una scelta che si può avallare o rifiutare: è una realtà che va gestita con senno e lungimiranza.


© FCSF – Popoli, 2 gennaio 2012