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Maurizio Ambrosini
Università di Milano, direttore della rivista Mondi migranti
Sicuri che accogliere non convenga?

Sul Corriere della Sera del 13 gennaio il politologo Angelo Panebianco ha rilanciato in un editoriale una domanda che certamente molti si pongono: rispetto all’immigrazione, bisogna ragionare in termini di accoglienza o di convenienza per il nostro Paese? La risposta di Panebianco andava decisamente verso il secondo corno dell’alternativa, non senza contorno di critiche verso un presunto scriteriato «aperturismo» cattolico, a suo avviso prevalente.

Credo che il suo ragionamento sia sbagliato per tre ragioni.

Primo, quando si tratta di rifugiati,
le convenzioni internazionali e la nostra Costituzione ci obbligano all’accoglienza. Non ci sono calcoli di convenienza che tengano, né limiti possibili all’accoglienza. Tutt’al più si può ragionare a livello internazionale su come condividere gli oneri. Non senza però dimenticare i dati su chi davvero ospita i numeri maggiori di rifugiati: per l’81%, il cosiddetto Terzo Mondo.

Secondo, le convenienze calcolate dalla politica possono divergere rispetto a quelle del sistema economico e delle famiglie. In Italia, sette sanatorie in 25 anni, più i decreti flussi, dovrebbero averci insegnato che limitazioni degli ingressi irrealistiche rispetto ai fabbisogni effettivi di lavoro non producono altro che soggiornanti irregolari, lavoratori non tutelati e necessità di imbarazzanti misure per favorire l’emersione.

Terzo, da anni crescono i ricongiungimenti familiari. Dopo le braccia, arrivano le famiglie. Qui la convenienza economica direbbe: chiudiamo, evitiamo costi sociali in termini di scuola, sanità, alloggi. La convenienza sociale invece è un’altra: consentire i ricongiungimenti significa favorire un’immigrazione più integrata e meno sbandata, più radicata e meno esposta alla devianza. Poi intervengono anche qui convenzioni internazionali e corti di giustizia, che hanno sancito da anni in Europa il diritto all’integrità familiare.
In definitiva, anche i calcoli di convenienza sono più complicati di come li presenta l’illustre politologo. E se si approfondiscono, forse si scoprirebbe che una saggia accoglienza non è affatto alternativa a una convenienza lungimirante.



© FCSF – Popoli, marzo 2014