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La sete di Ismaele
Paolo Dall'Oglio
Gesuita del monastero di Deir Mar Musa (Siria)
Sulla strada della differenza
Nella speranza di ricevere presto notizie positive su padre Paolo, rapito in Siria a fine luglio, e di poter leggere nuovamente i suoi articoli, pubblichiamo un estratto dal suo libro più recente: Collera e luce. Un prete nella rivoluzione siriana (Emi 2013).

L’orrore al centro del secolo scorso è stata la Shoah. Gli ebrei erano considerati diversi e si è tentato di eliminare la diversità (diversità di alimentazione, di pratiche, di stile di vita). Oggi, i musulmani hanno dato loro il cambio, per così dire, e rappresentano - insieme a ciò che rimane della particolarità ebraica - un essere altrimenti che non è risolvibile con artifici legali, intellettuali o sociali. Abbiamo forse intenzione di distruggere anche questa alterità?
Può darsi che non vi sia alternativa. O ci mettiamo sulla strada della differenza oppure sulla strada della morte. O si accetta la differenza oppure la si sopprime. La Siria è, da questo punto di vista, un luogo altamente centrale e simbolico. Non si tratta qui soltanto di un povero popolo abbandonato nell’est del Mediterraneo, bensì di questioni che sono di urgente attualità ovunque nel mondo. Dibattendo della Siria, tu e il tuo vicino, cristiano, musulmano, ebreo o altro, è di voi che parlate: discutete delle vostre stesse relazioni. Quando gli europei evocano la Siria, parlano del loro destino e non sanno cosa scegliere: l’assenza o la rassegnazione.

La civiltà umana della scrittura è nata cinquemila anni fa alla confluenza delle civiltà dei quattro fiumi: il Nilo, il Tigri, l’Eufrate e l’Indo. Altri bacini vi si sono aggiunti in seguito. Tra essi, quello del Giordano che discende dal monte Ermon nell’Anti-Libano e quello dell’Oronte che risale verso il nord in Turchia, formando un unico bacino con due fiumi paralleli al Mediterraneo, dal Mar Morto fino ad Antiochia.

Di fatto, questa regione è all’origine di un’altra valle, quella del Mediterraneo, bacino di civiltà unico, sempre conteso, desiderato, bramato da forze diverse. Questa civiltà è la nostra; non è di certo la sola al mondo, ma essa è chiamata a un immenso sforzo di armonia interiore ed esteriore. È esattamente il contrario della teoria dello «scontro di civiltà» previsto qualche anno fa. Noi ci pensiamo talmente incompatibili! Quando invece la nostra presenza, di cristiani, musulmani ed ebrei, è essenziale per l’autenticità della nostra civiltà.






© FCSF – Popoli, 1 dicembre 2013