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Cinema e Popoli
Luca Barnabé
Critico cinematografico
Tim Hetherington: dalla linea del fronte
Una vita più potente di qualsiasi sparo, lo sguardo dell’uomo impegnato ai margini del mondo, armato soltanto di una vecchia macchina da presa. Dalla linea del fronte, di Sebastian Junger - documentario sul lavoro indelebile del fotoreporter e filmmaker di guerra Tim Hetherington -, è diventato il testamento e l’ultima traccia del fotografo di origine inglese ucciso a Misurata, Libia, durante la guerra civile del 2011.

Nessuna agiografia celebrativa o santino stucchevole, solo il ritratto sincero, destabilizzante e sentito di un uomo che, ancora ragazzo, scelse di raccontare in immagini la verità, la miseria e la tragedia del fronte. «Volevo trovare quel po’ di umanità che sempre sopravvive anche in zone di guerra», osserva Hetherington.

All’inizio del film cerca le parole per raccontare il proprio lavoro, per descrivere l’indicibile e il buio che inevitabilmente lo avvolge. Non ci riesce, ogni affermazione gli pare inappropriata, imprecisa, «fuori fuoco» e ride di sé: «Il mio è solo un “bla bla bla”!». Come se soltanto le immagini potessero davvero raccontare, o meglio descrivere la sua vita, il lavoro, l’orrore e i brandelli di umanità dentro la follia bellica che ha documentato ogni volta. «Cerco il riflesso delle immagini di un conflitto». Dalla Liberia in rivolta, raccontata attraverso gli scatti magnifici del 1999 - i ragazzi soldato, i bimbi rimasti ciechi - alla guerra in Afghanistan, fotografata nel 2007, fino alla rivoluzione libica in cui è stato colpito a morte. Sempre in prima linea, ma armato solo di una vecchia macchina Reflex e di videocamera. Per Hetherington le immagini racchiudono la possibilità di cambiare prospettiva e rivoluzionare il punto di vista di chi abitualmente è lontano.

Di lui il giornalista e amico James Brabazon, con cui ha raccontato la guerra liberiana, dice: «Non ha mai dato agli spettatori occidentali le immagini che si aspettavano, ma sempre uno sguardo personale, in cui oltre all’orrore s’intravedeva la speranza». Il dilemma morale - «continuare a fotografare mentre le persone muoiono?» - è vivo e irrisolto senza autoassoluzioni, ma con la consapevolezza dell’urgenza di documentare la realtà sanguinosa.
Dalla linea del fronte, uscito nel 2012, è distribuito nelle sale italiane dalla I Wonder Pictures e sarà presto in Dvd per Feltrinelli Real Cinema, mentre il canale del digitale terrestre LaEffe lo trasmette in Tv. È l’occasione per conoscere o ricordare la forza di un giornalista capace di trovare frammenti di umanità nella violenza del conflitto, schegge di verità nello scempio disumano.

Le foto di guerra, scrive Susan Sontag in Davanti al dolore degli altri, «sono strumento per rendere “reali” (o “più reali”) situazioni che i privilegiati […] preferirebbero ignorare».
Hetherington ha il dono di illuminarci su orrore e speranza in territorio bellico, spiazzandoci ogni volta. Perfino il suo reportage su un piccolo cimitero fatto di croci con corvi neri appollaiati su alcune tombe è, al contempo, chiaro e antiretorico (il tramonto è impastato di luce). Molte immagini sono tessute di contrasti (vita/morte, sorriso/violenza) capaci di «pungere» lo sguardo ogni volta.


© FCSF - Popoli