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Sapori&Saperi
Anna Casella
Antropologa
Topinambùr, il tubero miracoloso
Già il nome è esotico e misterioso. Perché, se ne conosciamo bene l’origine (l’America settentrionale, dal Messico al Canada), del motivo per cui si chiami topinambùr, invece, sappiamo proprio poco. C’entra una popolazione brasiliana, i tupinambà, indigeni che vivevano prima dell’arrivo dei colonizzatori portoghesi nel Nordeste assolato del Brasile, ai confini con il Rio delle Amazzoni. C’entra una visita di questi indigeni in Vaticano, intorno al 1615, e il legame che un Papa ha voluto stabilire con il tubero americano. O c’entra piuttosto un re francese che ha scelto il nome, storpiando il portoghese tupinambor, ricordando probabilmente l’aiuto offerto dai tupinambà per costruire la città di São Luis del Maranhão. Nuovo Mondo connection.

Quello che sappiamo per certo è che il topinambùr venne introdotto in Europa dai francesi, i quali si erano resi conto dell’importanza che esso aveva nella dieta degli indiani del Quebec e dell’Ontario, già dagli inizi del 1600. Non bastasse il mistero della relazione tra gli indigeni brasiliani e il topinambùr canadese, anche i nomi che ha assunto nel corso dei secoli sono singolari: rapa tedesca (e che relazione ci sia davvero con quell’area geografica è difficile sapere), tartufo di canna, pera di terra, carciofo di Gerusalemme, ciapinabò (nel Piemonte della bagna càuda), infine «patata del Canada». Segnali, forse, della facilità con la quale la «patata indiana» conquistò le tavole degli europei, per poi essere del tutto dimenticata in favore dell’altra patata. Anche questa, un regalo delle Indie di Cristoforo Colombo.

I botanici hanno preferito chiamarlo Helianthus tuberosus, il fiore che gira attorno al sole, il girasole del Canada, appunto, offrendo rime al poeta: «Entro i manipoli qua e là sparsi/ dei topinambùr lungo gli argini/ ogni lustro del giallo si fa intimo/ all’autunnale catarsi. Oro di affabili corollari topinambùr se è il caso di nominare/ una scintillazione che pare casalinga/ ed invece è stellare», scrive Andrea Zanzotto (Altri topinambùr, in Meteo, Donzelli Poesia, 1996).
Nonostante sia poco conosciuto, ormai, il topinambùr è un alimento quasi miracoloso: riduce il colesterolo e i trigliceridi, favorisce la digestione, non aumenta la glicemia e, dunque, è indicato per chi soffre di diabete essendo molto ricco di insulina, sostanza composta di fruttosio e amido. È anche ricco di sali minerali e vitamine che contrastano la stanchezza e i dolori muscolari. E c’è addirittura chi dice che favorisca la lattazione nelle puerpere. Forse, in un’epoca che ci invita alla austerità e al risparmio, sarebbe davvero il caso di riscoprire questo tubero discreto giunto dalle Americhe.
Anna Casella Paltrinieri



La ricetta
TOPINAMBUR AL GRATIN
Pelare bene i topinambùr (i migliori sono quelli rosati) e tagliarli a fette, poi scottarli tre minuti in poca acqua bollente, scolarli e lasciarli raffreddare su un vassoio. Preparare intanto la besciamella con latte, farina e poco sale. Stendere le fette di topinambùr, ricoprire di besciamella e un poco di noce moscata. Infornare per qualche minuto in modo da gratinare bene. Servire caldi.




20/02/2014