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L'ultima Parola
Silvano Fausti
Gesuita, biblista e scrittore
Un profumo troppo forte
Con riferimento all'articolo di padre Silvano Fausti, «Il profumo dei gelsomini» (Popoli, n. 8-9, agosto-settembre), pubblichiamo le osservazioni di un lettore e la risposta del gesuita biblista.

Sono da poco abbonato a Popoli, che ho avuto modo di conoscere e apprezzare in occasione delle conferenze organizzate dal Centro giovani coppie presso il San Fedele di Milano, dove ha sede la redazione. Io e mia moglie nutriamo grande stima nei confronti dei gesuiti e la lettura della rivista è una piacevole novità per la comprensione di quanto avviene intorno a noi.

Confesso, tuttavia, di essere rimasto «spiazzato» dall’articolo «Il profumo dei gelsomini», scritto da Silvano Fausti nella sua rubrica nel numero di agosto-settembre, a commento del recente avvicendamento alla guida del Comune di Milano.
Nel mio piccolo paese ricopro una carica pubblica, in un’amministrazione a maggioranza Pdl, e davvero fatico a comprendere i toni trionfalistici, quasi da crepuscolo di una dittatura utilizzati nell’articolo. Si parla di «democrazia», la stessa che ha consentito più di un decennio di governo della parte avversa. Oppure quella non era «democrazia»? Inoltre, a due mesi dall’insediamento della nuova amministrazione, si fatica a riconoscere nelle priorità della giunta un orientamento cattolico…
Riguardo poi al «gradito rifiorire di partecipazione, solidarietà e legalità, confermato dai referendum di giugno», non posso che ripensare ai referendum abrogativi sulla fecondazione assistita del 2005, uno dei punti più bassi dei principi etici precedentemente menzionati. La partecipazione fu bassissima e vi fu un forte intervento del popolo cattolico contro di essi (ricordo che partecipai ad alcune conferenze organizzate dalle Acli e dalla Diocesi sull’argomento).
Certamente vivo Milano più da visitatore occasionale che da cittadino: non è mia intenzione svalutare l’attuale amministrazione o, parimenti, incensare l’operato della passata. Vorrei solo che si evitasse di gettare nel calderone un’intera fazione a favore dell’altra: nella mia seppur breve esperienza di amministratore vedo quotidianamente l’impegno e la pazienza di tante persone che si impegnano per gestire al meglio la cosa pubblica.
Massimo Zoia
e-mail

Risponde padre Silvano Fausti: «La ringrazio per la sua lettera, veramente cortese e onesta. Sono contento che persone come Lei si diano da fare per il bene comune. Dato il tono sincero con cui mi scrive, risponderò con sincerità. In Italia ci sono due ambiguità che non è facile eludere. La prima è l’uso che fanno i politici della Chiesa, concedendole privilegi, ma solo per avere voti e fare poi ciò che non risponde alla sua dottrina sociale. La seconda è l’uso che fanno certi cristiani della politica, servendosi del potere per imporre i valori. Anche Gesù ha avuto le tre tentazioni - avere, potere e apparire! - per mostrare che era Figlio di Dio. E ha lottato contro di esse fino alla croce. È la via diabolica che anche i suoi discepoli, Pietro per primo, volevano (veda Marco 8,31-33). Mi meraviglierebbe se queste tentazioni non ci fossero anche oggi. Ciò che mi meraviglia invece è che non siamo avveduti nel discernere la strategia di Dio da quella di satana. Il cristianesimo non si diffonde con il potere. Si diffonde con la testimonianza di una vita impostata sull’amore, in solidarietà, servizio, umiltà, altruismo e rispetto della dignità e libertà di tutti, cominciando dagli ultimi e dagli esclusi, con i quali Cristo si è identificato. E la nostra società italiana non brilla certo per questi valori.
Circa la politica, vorrei che ci fosse più formazione e informazione. E vorrei anche che i cristiani si impegnassero non per avere il potere, ma per servire i fratelli più poveri. Circa la situazione italiana, la televisione e i giornali non aiutano molto a capirla. Per ciò che è successo dagli anni di piombo fino al ’90, periodo rimosso e premessa di ciò che è venuto dopo, è utile leggere documentazioni di prima mano. È molto accurato su questo un libretto, Il vizio della memoria, scritto da Gherardo Colombo».

3 ottobre 2011