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Missione Scampia
Fabrizio Valletti
Gesuita della comunità di Scampia (Na)
Viva la mamma
Ci sono espressioni popolari che dicono molto. Un esempio: «...mangia la zuppa, a mamma». Una cascata di affetto materno, che proprio nel mese di maggio ci richiama al ruolo della maternità nella storia della salvezza e nella società. Ma che è anche rivelatrice di un atteggiamento talora non educativo. È «mamma» che non si stacca dai figli e che determina il clima della famiglia. Se l’uomo ha un potere in fatto di pretesa autorità e di sesso, la donna regola gran parte delle relazioni familiari. Siamo per lo più in una cultura matriarcale per le scelte fatte dalle donne fin da quando, appena adolescenti, sono consapevoli di attirare lo sguardo e il piacere dell’uomo. Qui a Scampia, come altrove, è la ragazza a decidere di avere un bambino a quindici anni, magari dal più duro della «piazza». Come «bambina-madre» regolerà la sua vita e quella del suo uomo, prescindendo dalla celebrazione del matrimonio o ancora di più dalla sicurezza economica della casa (anche se spesso, dopo poco tempo, l’uomo sceglie altre strade).
È un modo per affermare la femminilità in mancanza di altre occasioni di inserimento sociale e di crescita culturale? La Chiesa sottolinea la centralità del ruolo di madre, ma una dedizione così lodevole diviene ambigua quando l’uomo va contro la giustizia e la donna non fa resistenza e può alimentare il clima di omertà. Lo stesso dicasi nei casi di un uso non misurato del denaro che diviene complicità. Fa impressione, d’altra parte, l’instancabile dedizione al marito e al figlio carcerati, seguiti come in un continuo pellegrinaggio.
Siamo dunque di fronte a una rete complessa di motivazioni che vede la donna legata in un modo sofferto e dipendente alle vicende di degrado e di ignoranza di molte periferie, anche culturali, della nostra società e della stessa Chiesa.

© FCSF – Popoli, maggio 2009