Home page
Webmagazine internazionale dei gesuiti
Cerca negli archivi
La rivista
 
 
 
Pubblicità
Iniziative
Siti amici
Idee
Cerca in Idee
 
La sete di Ismaele
Paolo Dall'Oglio
Gesuita del monastero di Deir Mar Musa (Siria)
W la coscienza!
F. è iracheno di famiglia sciita. Emigrò in Europa per sfuggire a Saddam. Ormai in pensione, si occupa con la moglie olandese di progetti umanitari e fa su e giù con Baghdad. Vive in coscienza una profonda spiritualità sganciata dalla religione. Da giovane doveva essere comunista. Abbiamo fatto le ore piccole seduti sui tappeti in chiesa per un’intervista di «spiritualità politica» che finirà su un qualche sito internet iracheno od olandese. Lui sottolineava il fatto che le elezioni irachene hanno favorito i partiti più laici e patriottici a scapito dei particolarismi etnico-religiosi. Insomma, la democrazia delle urne facilita l’emergere d’una società civile caratterizzata sì islamicamente, ma desiderosa di non perdere le ricchezze delle antiche cristianità orientali e intenzionata a ritrovare l’unità nazionale. A Baghdad sta forse nascendo un laboratorio di nuova umanità dove s’armonizzano - in arabo - sciismo, sunnismo e le altre minoranze, nel desiderio d’essere mesopotamici: diversi da, ma non contro, Persia, Asia Minore, Siria ed Egitto.
La pace non si fa contro i cittadini, non si può imporla da fuori. La democrazia è possibile quando l’indipendenza di chi ritiene d’averne diritto sia assicurata, sia egli curdo o sudsudanese. I principi anticoloniali d’autodeterminazione dei popoli e di non ingerenza negli affari interni d’uno Stato sovrano restano validi anche se invocati per coprire interessi petroliferi con regimi liberticidi, con buona pace della coscienza civile. Gli equilibri fra tendenze federative o indipendentiste, da un lato, e volontà d’unità nazionale dall’altro sono empirici e variano caso per caso, a seconda delle forze disgregative o aggregative in gioco. L’ideologia libertaria occidentale, insomma, non si può imporre. Bisognerà ripeterlo alla signora Clinton, che rischia di fare nuove guerre, non più in nome della visione fondamentalista teo-occidentale di Bush, ma in nome della tendenza nichilista e individualista newyorkese. Accomunate, questa e quella, dall’interesse capitalista globalizzato. Duole forse alla coscienza occidentale l’aver perso anche la guerra in Afghanistan e di dover trattare con gli amici di Bin Laden.
Alef è turca. Resta silenziosa e assorta durante la preghiera del mattino. Il nome è quello della prima lettera dell’alfabeto, alfa, e il riferimento sacro al Corano è immediato. È stata undici anni in Nepal, segue il buddhismo tibetano e ha aperto un centro di meditazione non lontano da Efeso. Suo fratello è un musulmano sufi e s’intendono a meraviglia. Sogniamo assieme una Turchia tanto europea che asiatica, una e molteplice, gravida della ricchezza di tutte le sue storie, guarita dalle sue piaghe, capace di rispettare tanto Alef che Andrea Santoro. Si è commossa mentre ricordavo l’amico prete romano, martire a Trebisonda. E ha evocato il sacrificio del caporedattore armeno ucciso a Istanbul: «Eravamo un milione per strada a gridare: “Siamo tutti armeni, siamo tutti Hrant Dink!”. Quel sangue non è stato inutile, l’agnello non è stato sgozzato invano, i nostri cuori sono cambiati».
Ad Aleppo, nella moschea dell’amico sufi, abbiamo incontrato il responsabile del settore spagnolo d’un centro di Damasco per la preparazione dei missionari. C’era con lui un ex pastore protestante brasiliano, passato con tutta la famiglia all’Islam dopo una travolgente avventura spirituale: nella borsa tiene sempre la Bibbia con il Corano. Allora l’imam ha raccontato una storia sufi: «Giunse lo straniero presso Abramo e chiese ospitalità. L’Amico di Dio pose come condizione che abbandonasse gli idoli ed abbracciasse l’islam (qui islam significa il monoteismo originario e universale, da Adamo fino alla fine del mondo, nda). L’altro riprese il cammino trovando quell’imposizione insopportabile. Allora Iddio interrogò Abramo: “Sei forse più saggio di me? È da settant’anni che lo nutro e me ne curo senza chiedergli nulla in cambio e tu invece gli imponi condizioni!”. Abramo corse a cercare l’ospite ovunque e, trovatolo, si inginocchiò pregandolo d’accettare l’ospitalità senza alcuna condizione, raccontandogli del rimprovero divino. Lo straniero esclamò: ”Davvero il tuo Dio è degno d’esser adorato!” E passò all’islam».

© FCSF – Popoli, giugno-luglio 2009