Home page
Webmagazine internazionale dei gesuiti
Cerca negli archivi
La rivista
 
 
 
Pubblicità
Iniziative
Siti amici
Idee
Cerca in Idee
 
Cinema e Popoli
Luca Barnabé
Critico cinematografico
Welcome

Il diciassettenne Bilal ha fatto più di quattromila chilometri a piedi dal Kurdistan iracheno fino a Calais, Francia. Il suo vero obiettivo è raggiungere l’Inghilterra dove si trova Mina, la sua ragazza. La famiglia di lei non lo vuole più e ha già trovato uno sposo «migliore». Bilal però è deciso ad attraversare la Manica a nuoto, altri 35 chilometri di correnti ghiacciate fino alla spiaggia di Dover. Il ragazzo prende allora lezioni da Simon (strepitoso Vincent Lindon, nella foto con Firat Ayverdi), ex campione che ha appena divorziato dalla moglie. Simon offre aiuto e ospitalità a Bilal, in attesa di un’impresa che pare impossibile. L’uomo rischia il carcere, ma diventerà come un padre per Bilal.
In Francia lo chiamano il «reato del buon samaritano»: chi offre aiuto, cibo o alloggio a un immigrato irregolare rischia cinque anni di galera e trentamila euro di multa. Da noi è reato il solo essere «clandestino». Il film di Philippe Lioret (Mademoiselle, L’équipier), ispirato a un libro del suo cosceneggiatore, Olivier Adam (Al riparo di nulla, Bompiani 2009), racconta in maniera sentita e realistica un dramma che riguarda tutto il mondo occidentale: l’indifferenza o l’odio verso lo straniero, spesso visto come carne da rispedire indietro al più presto. Presentato a Berlino e al Torino Film Festival, nelle sale dall’11 dicembre, Welcome è stato un caso in patria, sia per il successo commerciale (oltre 10 milioni di euro di incassi), sia perché ha fatto infuriare Eric Besson, ministro dell’immigrazione del governo Sarkozy. Lioret, infatti, ha dichiarato che «oggi, se volete aiutare qualcuno senza documenti, potete essere denunciati per aiuto a persona in situazione irregolare… In che Paese viviamo? Ho l’impressione di essere nel ’43, con un ebreo nascosto in cantina».
Sullo zerbino del vicino di Simon c’è scritto Welcome, benvenuto, eppure l’uomo non saluta mai nemmeno il proprio condomino francese e avviserà la polizia che Simon tiene in casa un irregolare e «chissà, forse ne approfitta sessualmente». Lioret riesce a mettere a fuoco le notti e i colori lividi di Calais e dell’animo umano, che preferisce non vedere o insultare, piuttosto che accogliere. Il pianoforte di Nicola Piovani è ossessivo e struggente.
«“Amerai lo straniero” - ha osservato il grande scrittore yiddish Isaac B. Singer - è il più importante comandamento contenuto nella Bibbia». Questo film ne è una magnifica sintesi. Oggi invece la parola Welcome è solo sullo zerbino e lì, secondo alcuni, deve restare.

 

© FCSF – Popoli, 1 gennaio 2010