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«I siriani, un solo popolo»
19 luglio 2012

In un momento di possibile svolta nella guerra civile, mentre si stringe intorno a Damasco lo scontro tra il regime di Assad e l’Esercito siriano libero e vengono eliminati alcuni dei massimi responsabili della difesa, centinaia di siriani e italiani hanno ascoltato, in un auditorium San Fedele gremito, voci e testimonianze dell’opposizione, lo specchio della pluralità del Paese. Insieme a Popoli, l’Associazione siriani liberi in Italia ha organizzato una serata sulla più sanguinosa delle rivolte arabe e sulle speranze per il futuro.
«Uno, uno, uno, il popolo siriano è uno!», è stato ripetuto dalla platea, per ribadire il senso di unità nella diversità, che distingue la Siria nella sua complessità storica e religiosa. Questa unità, che nella transizione alla democrazia che tutti auspicano si traduce in dignità e rispetto per le componenti etniche e religiose, non è solo uno slogan, ma un impegno programmatico, anche se difficile da attuare. Lo ha affermato Paolo Dall’Oglio, gesuita fondatore della comunità monastica di Deir Mar Musa. Padre Dall’Oglio, che ha lavorato per anni a favore del dialogo islamo-cristiano e per l’armonia tra le comunità in Siria, ha lasciato lo scorso giugno il Paese perché sgradito al regime. «Non è certo un nazionalismo gretto e bigotto ciò di cui ha bisogno la Siria di domani - ha aggiunto -,  ma di una grande civiltà in cui c’è posto per tanti, con una Costituzione pluralista, e in cui le differenze religiose sono una ricchezza».
Segno visibile di questo progetto, si sono trovati a parlare dallo stesso palco la scrittrice Rasha Omran, di Tartus, appartenente alla minoranza islamica alauita (la stessa degli Assad), Aboulkheir Breigheche, presidente della Comunità islamica del Trentino Alto Adige ed esponente dei Fratelli musulmani (sunniti), e George Sabra, cristiano, portavoce del Consiglio nazionale siriano. Tutti concordi nel rifiutare alcuni capisaldi della propaganda del regime, per cui il movimento popolare per la libertà sarebbe frutto di un complotto straniero e non una sollevazione di popolo. Rasha Omran ha denunciato il tentativo del regime di presentarsi come il difensore delle minoranze, quando invece ha lavorato sull’isolamento delle comunità, minando la convivenza che ha radici storiche. «Non tutti gli alauiti sostengono Assad», ha ribadito.
Il pensiero per i sedicimila morti in poco più di un anno, gli studenti arrestati e torturati, le città come Homs, sottoposte a settimane di bombardamenti, ha accompagnato ogni momento della serata ricca di suggestioni, anche poetiche e musicali, oltre che di passione politica. Ma questa passione, che arriva dal coraggio di una generazione che si è ribellata dopo mezzo secolo, quanto scuote gli europei? La critica è venuta dall’intervento conclusivo di Massimo Cacciari che ha osservato come l’Europa sia cieca nella sua indifferenza verso la rivoluzione siriana. Aiutare questa rivoluzione significherebbe per l’Europa aiutare sé stessa, non perdere la capacità di tessere legami profondi con l’altra faccia del Mediterraneo, oggi visto solo come una frontiera pericolosa.
Il video integrale dell’incontro è disponibile su http://bambuser.com/v/2837643

Francesco Pistocchini

 

© FCSF – Popoli