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La sete di Ismaele
Paolo Dall'Oglio
Gesuita del monastero di Deir Mar Musa (Siria)
"La felicità araba", di Shady Hamadi
Ho finito di leggere in aereo La felicità araba, il libro sulla sua Siria dell'amico Shady Hamadi ... La hostess turca mi vedeva piangere e si chiedeva che libro avessi appena richiuso. La copertina, che è di un giovane rivoluzionario siriano, me l'aveva fatta notare mio nipote Pietro che, da coetaneo di Shady, ha trovato subito una sintonia generazionale.

In questo testo c'è una base, un fondamento forte: l'eredità del dolore. Ho incontrato in tutto il mondo giovani siriani di seconda generazione alle prese con il dolore ereditario dei padri e dei nonni esiliati, incarcerati, torturati, diffamati, condannati all'oblio presso le famiglie d'origine rimaste nella patria-prigione.

Non voglio dimenticare quella ragazza in Giordania che portava il peso dei ricordi della mamma e della nonna fuggite nel 1982 da Hama, miracolosamente scampate al massacro, gli uomini di casa uccisi in strada sotto i loro occhi ... e poi via di notte, elemosinando ospitalità eroica da siriani sconosciuti .... fino all'esilio per sempre.

Shady ritrova la Siria anche in nome del padre e ne reimpara la lingua rabbiosamente come se volesse mettere insieme i pezzi del genitore. E poi scoppia la rivoluzione, come una riscossa ... e la ripetizione d'una maledizione.

La felicità araba. Storia della mia famiglia e della rivoluzione siriana (ADD editore) offre uno spaccato interiore della rivoluzione siriana a partire dal ruolo dei social network su internet che costituiscono la tela di fondo dello sforzo di ribaltamento della negazione dell'opinione e della parola per quarant'anni ... almeno!

Il libro ci porta per mano dentro, al cuore del dramma siriano diventato tragedia a causa di un'incredibile incomunicabilità tra manifestanti, disertori, partigiani siriani e un mondo condotto per il naso dall'abilissima e criminale manipolazione menzognera dell'opinione pubblica da parte del regime e dello stuolo di alleati i più disparati. È posta benissimo la questione sulla credibilità delle fonti rivoluzionarie. Sembra di riascoltare Gesù di Nazaret, del quale Shady, in quanto musulmano, si dice innamorato, allorché si trova disarmato di fronte alla sistematica negazione della sua buona fede. Con Shady percorriamo la massa delle evidenze accumulate a illustrare i crimini di regime e le menzogne. Con lui ci chiediamo come sia possibile che tanta parte del mondo non voglia ascoltare, capire, solidarizzare. Attraverso questo libro si ripercorrono i due anni della rivoluzione siriana, le sue glorie, umiliazioni, contraddizioni ideologiche e tanto, troppo sangue versato.

La cittadina d'origine di Shady è un'isola sunnita nel lago alawita nell'Ovest siriano. Quindi qui la rivoluzione non doveva avvenire e la distruzione è stata totale con dispersione degli abitanti rifugiatisi in Libano. Siamo alla "pulizia comunitaria"! In altre isole sunnite, non essendo la fuga così disponibile, si sono prodotti a decine orrendi massacri a sfondo genocida.

Come sarà possibile rimettere assieme le tessere del bel mosaico siriano così brutalmente disperse? Anche a questo proposito il libro offre delle piste di comprensione e di apertura alla speranza, radicata nella civiltà e i valori antichi di questo magnifico popolo. Nel suo essere pure così compiutamente italiano, Shady vive lo scandalo della sua solidarietà araba come misconosciuta e negata dal menefreghismo ignorante di un'Italia che se ne sta in mezzo al Mediterraneo come un pattino balneare.

"Nella scienza economica, la dea della nostra epoca, così venerata da tanti, si dice che ogni cambiamento economico che avvenga in qualsiasi parte del globo ci deve interessare perché le conseguenze, in una maniera o nell'altra, ricadranno su di noi. Anche il dolore - ci ricorda Shady - ci dovrebbe interessare pure quando non è il nostro".
© FCSF – Popoli, 24 giugno 2013