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Armi, «non cambiate quella legge»
04/11/2010
«La società civile non può essere lasciata fuori dal dibattito sulla riforma della legge n. 185/90 che disciplina il commercio di armamenti. Chiediamo al governo Berlusconi di abbandonare l’idea di una legge delega e di ricorrere invece alla legge ordinaria, unico strumento legislativo che permetterebbe un vero dibattito sia nel Paese sia nel Parlamento». Giorgio Beretta, esperto della Rete Disarmo, spiega così la mobilitazione della società civile contro il progetto di riforma di una delle leggi più all’avanguardia in Europa sul commercio di armamenti.
L’iniziativa legislativa nasce dalla necessità di recepire una direttiva comunitaria (2009/43/CE) che «semplifica le modalità e le condizioni dei trasferimenti all’interno delle Comunità di prodotti per la difesa» e intende armonizzare le legislazioni di tutti i Paesi Ue e soprattutto favorire un’integrazione del mercato comunitario di questa industria. Così si rischia di perdere trasparenza e informazione, soprattutto per l’Italia. L’Europa ha infatti introdotto nuovi tipi di licenze per le vendite internazionali di armi o di parti di armi: con la licenza globale e quella generale si potranno autorizzare una volta per tutte trasferimenti di alcune classi di prodotti o trasferimenti originati da una singola industria. Con i controlli tutti spostati alla fine del processo. Una dinamica che, se non ben controllata, rischia di far partire una serie di triangolazioni verso Paesi problematici sfruttando come trampolino di lancio Paesi europei in cui i controlli sono meno precisi.
«La legge n. 185/90 fu scritta con la partecipazione delle organizzazioni della società civile. Oggi il governo vuole modificarla utilizzando lo strumento della legge delega. E, quindi, di fatto aggirando qualsiasi dibattito. Il nostro intento non vuole essere quello della difesa alla lettera della legge attuale, ma sicuramente del suo spirito e soprattutto dei suoi alti standard di trasparenza. Non vogliamo perdere nulla delle informazioni che già vengono fornite e anzi vogliamo stimolare una regolamentazione ancora più precisa dei dati che dovranno essere pubblicati ogni anno, chiedendo con forza che l’Italia si faccia promotrice di un’armonizzazione virtuosa degli standard informativi presso tutti i paesi UE. Inoltre non vogliamo che “spariscano” come successo recentemente tabelle e dati che ci sono utili ad analizzare per esempio i flussi finanziari di appoggio al commercio di armi».
Il disegno di legge prevede poi il recepimento di una posizione comune UE del 2003 sugli intermediari di armi: solo le aziende avranno titolarità a intermediare in tale commercio. «Il principio ci sembra interessante e positivo - conclude Francesco Vignarca coordinatore di Rete Disarmo - ma il problema vero è che in tutto questo provvedimento le armi piccole e cosiddette leggere restano escluse. Sono queste le vere armi di distruzione di massa in giro per il mondo, le più pericolose e quindi quelle che andrebbero maggiormente controllate. Perciò anche a questo riguardo come Rete chiediamo di cogliere l’occasione e inserire sotto un unico sistema articolato di controlli anche queste tipologie di armi».

© FCSF – Popoli