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Burundi, mistero dietro l’omicidio delle tre suore
09/09/2014
Si è trattato di un delitto efferato. L’assassino si è scagliato con una violenza inaudita sulle tre religiose, accanendosi sui loro corpi anche quando erano ormai inerti. Ciò che stupisce dell’omicidio avvenuto domenica di tre suore saveriane (Olga Raschietti, Lucia Pulici, Bernadetta Boggian) nel quartiere di Kamenge, a Bujumbura, è proprio la ferocia con la quale l’omicida (o gli omicidi) hanno infierito.

In questo pluriomicidio si legge una violenza che il Burundi si porta dietro da decenni. Come il Ruanda, anche questo piccolo Paese dell’Africa centrale è stato sconvolto da ripetuti e sanguinosi scontri etnici che hanno visto contrapposte le etnie hutu (maggioritaria) e tutsi (minoritaria, ma con grande influenza nella struttura politico-amministrativa). L’estenuante conflitto è terminato ufficialmente solo nel 2005, con l’ascesa al potere dell’attuale presidente Pierre Nukurunziza, anche se le Forces nationales de libération, una delle fazioni coinvolte nel conflitto, hanno rinunciato all’uso delle armi solamente il 18 aprile 2009. Negli ultimi dieci anni del conflitto interno hanno perso la vita oltre 300mila persone. E, anche se da alcuni anni ormai le tensioni etniche si sono placate, rimane una forte memoria della storia recente e la violenza è ancora viva nella società burundese.

Le indagini sull’omicidio si sono dirette inizialmente su due possibili strade: il tentativo di rapina o il gesto di uno squilibrato. Fonti che conoscono bene il Burundi, interpellate da Popoli.info, tendono però ad escludere la rapina. Nulla sarebbe stato infatti portato via dalla comunità. Più probabile è che le suore siano state eliminate per quanto erano venute a sapere nel corso della loro attività. Un segreto che qualcuno non voleva uscisse dalle porte del convento. Solo così si può spiegare il fatto che l’omicida, dopo vere ucciso le prime due suore, sia tornato per eliminare la terza. «Non è detto - continua la nostra fonte - che si trattasse di qualcosa legato alla politica, anche se i saveriani si sono a più riprese esposti con dichiarazioni di stampo politico. Magari invece il movente era legato a un problema personale o economico che l’omicida aveva con le religiose. In questo senso non è da escludere che un mandante abbia pagato uno squilibrato per compiere l’omicidio».

Suor Olga, suor Lucia e suor Bernadetta erano tre religiose anziane, con grande esperienza missionaria. Pur avendo notevoli problemi di salute, erano appena tornate in Burundi perché desideravano stare con quella che consideravano «la loro gente». Suor Olga, vicentina, 83 anni, dei quali 50 trascorsi in Africa, nonostante la voce non la sorreggesse quasi più, continuava a svolgere attività di catechesi. Suor Lucia, brianzola, 76 anni, sebbene fosse cardiopatica, operava come ostetrica, insegnando anche il mestiere di infermiera alle ragazze del posto. Suor Bernadetta, padovana, 79 anni, insegnava a leggere e a scrivere e aveva creato una scuola di taglio e cucito. «Siamo sconvolte e molto meravigliate - ha commentato all’Agenzia Fides suor Giordana, la direttrice generale delle missionarie saveriane -. La popolazione locale è sconvolta come noi e la missione è piena di gente che va a esprimere la loro solidarietà alle religiose». Anche papa Francesco ha voluto esprimere il suo cordoglio. «Sono profondamente colpito dalla tragica morte delle suore in Burundi - ha detto in un messaggio rivolto alle suore saveriane -. Auspico che il sangue versato diventi seme di speranza per costruire l’autentica fraternità tra i popoli».
Enrico Casale

© FCSF – Popoli
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