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Centrafrica, il nuovo fronte dell'instabilità
8 gennaio 2013
La Repubblica centrafricana (Rca) sta sprofondando nel caos politico-militare. Il 10 dicembre con attacco alla cittadina di Ndélé è scattata un’offensiva del movimento ribelle Séléka («alleanza» in lingua sango). Una rivolta in piena regola contro il presidente François Bozizé arrivato al potere nel 2003 con un colpo di Stato. «Bozizé - spiega un missionario che vive e lavora a Bangui, la capitale, e che chiede l’anonimato - ha reagito all’avanzata inviando reparti dell’esercito. Le forze armate centrafricane sono un’accozzaglia di uomini che hanno trovato nella divisa un’occupazione retribuita, ma non sono né addestrati né motivati. Quelle mandate al fronte erano poi reclute totalmente inesperte». Infatti l’offensiva nei giorni di fine dicembre e inizio gennaio è proseguita inarrestabile fino alle porte della capitale.

«L’avanzata dei ribelli - continua la nostra fonte - ha fortemente preoccupato i Paesi vicini che temono possa portare instabilità politica nella regione. Ed è per questo motivo che la Comunità economica dell’Africa centrale è intervenuta con un contingente di un migliaio di uomini. Solo grazie a questi reparti stranieri l’offensiva si è arrestata a Sibut a circa 200 km dalla capitale». Ad essi si sono aggiunti nei giorni scorsi 400 militari sudafricani che, nelle intenzioni del governo di Pretoria, dovrebbero garantire la sicurezza della capitale.

Deposte le armi (anche se qualche combattimento è ancora in corso nel Paese) lunedì 7 gennaio si sono aperti a Libreville (Gabon) i colloqui tra i rappresentanti del presidente e i ribelli. Da questi incontri dipenderà il futuro del Paese.
Ma chi sono questi ribelli? E che cosa vogliono? «Certamente - continua il missionario -. ci sono nelle loro fila centrafricani scontenti del presidente Bozizé e del suo modo di governare. Sono persone che vorrebbero maggiore giustizia sociale e politici meno corrotti. Ma, da quanto ho capito parlando con molti centrafricani, tra i ribelli ci sono anche molti stranieri: ciadiani, sudanesi, congolesi. Sono banditi che non hanno nulla a che vedere con la Rca. Si sono aggregati solo per approfittare del caos e racimolare un po’ di denaro. Le cittadine occupate sono state saccheggiate. Le popolazioni sono dovute fuggire nella brousse. Oggi in parte sono rientrate nelle loro abitazioni, ma vivono in condizioni disagiate sempre soggette alle esazioni dei ribelli. È chiaro che questi banditi vorrebbero arrivare a Bangui, dove la “torta” è più grande e il saccheggio renderebbe di più».

Anche il presidente però non è esente da critiche. «Si possono fare molte critiche ai ribelli - conclude il missionario -. I loro capi sono avvoltoi che pensano solo al potere e alla ricchezza e che non esitano a far pagare alla popolazione il prezzo delle loro ambizioni. Ma si può dire la stessa cosa del presidente. Credo che abbia gestito male il Paese e, soprattutto, e penso che non sappia perseguire il bene comune della popolazione centrafricana».
Enrico Casale

© FCSF – Popoli
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