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I vescovi centrafricani: la crisi è drammatica
27 giugno 2013
«La popolazione vive ormai nella paura e nello smarrimento. A rimetterci è la buona convivenza che un tempo era una caratteristica del Paese al di là delle differenze politiche, etniche e religiose». La conferenza episcopale del Centrafrica non poteva essere più chiara nel denunciare la situazione precaria che il Paese sta vivendo da tre mesi. E cioè dal 24 marzo quando i ribelli della coalizione Seleka («alleanza» in lingua sango) hanno rovesciato con un golpe il presidente François Bozizé. Si tratta, spiegano i prelati nel documento finale dell’assemblea ordinaria che si è tenuta domenica 23 giugno, di un conflitto grave e di proporzioni tali che il Paese non ha mai conosciuto. Una crisi che sta disseminando violenza e che vede come protagonisti molti combattenti stranieri tra i quali sudanesi e ciadiani.

«Sul piano sociale - è scritto nel documento - dobbiamo fare i conti con un grave bilancio in termini di morti, violenze sessuali, saccheggi, villaggi incendiati, distruzioni di campi coltivati, espropri illegali di abitazioni (…). Il popolo sta subendo un trauma la cui conseguenza è l’aumento dei suicidi e della depressione». La responsabilità delle violenze è da attribuire alle milizie che si rifiutano di consegnare le armi e rispondono solo ai loro capi «senza alcuna etica o deontologia».

Le conseguenze sono terribili sia sul piano economico, con la distruzione del già fragile tessuto produttivo; sia su quello educativo, con il rischio che i bambini perdano l’anno scolastico a causa della chiusura delle scuole; sia, infine, su quello religioso e culturale, con l’accresciuta tensione tra la comunità cristiana e quella musulmana, provocata dalla presenza di mercenari stranieri di fede islamica.

La Conferenza episcopale invita tutti a intraprendere un «cammino di riconciliazione e ricostruzione nazionale» e a respingere la tentazione di una guerra di religione con i musulmani. Proprio per favorire il dialogo tra le comunità, i vescovi indicano nella «Piattaforma dei leader religiosi», creata di recente in Centrafrica, un mezzo indispensabile per favorire il dialogo e con esso superare la crisi e smorzare le tensioni.
Enrico Casale

© FCSF – Popoli