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Costa d’Avorio sull’orlo della guerra
10 dicembre 2010
In Costa d’Avorio, le elezioni presidenziali, che si sono tenute il 28 novembre e avrebbero dovuto rappresentare una svolta della crisi politica e istituzionale, stanno invece precipitando il Paese in una nuova guerra civile. La disputa politica tra Alassane Ouattara e Laurent Gbagbo, che si sono dichiarati entrambi vincitori, da dialettica è diventata uno scontro armato. I sostenitori di Ouattara e i militari dell’esercito (che sostengono Gbagbo) si sono affrontati ad Abidjan (la principale città ivoriana) e le violenze ora rischiano di allargarsi a macchia d’olio in tutto il Paese.
Ma andiamo con ordine e ricostruiamo passo per passo la tappe della crisi. Nel settembre 2002 forze ribelli delle regioni settentrionali, scontente della politica del presidente Laurent Gbagbo, arrivato al potere nel 2000 dopo un tentativo di colpo di Stato da parte del generale Robert Guei, tentano di prendere il potere con un nuovo golpe. Il colpo di mano fallisce, ma lascia il Paese spaccato: al Nord le forze ribelli, al Sud le forze lealiste che sostengono il presidente. Lo stallo si rompe nel 2007 con la firma a Ouagadougou (Burkina Faso) di un’intesa che prevede il disarmo dei ribelli, il loro arruolamento nelle forze armate ivoriane e, soprattutto, nuove elezioni.

Le elezioni avrebbero dovuto tenersi nel novembre 2009, ma vengono rimandate. Le parti non riescono a trovare un’intesa sui criteri per il riconoscimento della cittadinanza ivoriana, requisito indispensabile per potersi iscrivere alle liste elettorali. I sostenitori di Gbagbo sono per criteri restrittivi del riconoscimento della cittadinanza, nel tentativo di limitare l’accesso alle urne della gente del nord, in gran parte musulmani di origine burkinabè (arrivati in Costa d’Avorio per lavorare nelle piantagioni di cacao e di caffè) o di etnie diverse da quelle che abitano le regioni meridionali. Tra molti dissidi, la registrazione degli elettori è stata portata a termine e le elezioni sono state fissate il 31 ottobre. Il primo turno ha visto il successo di Laurent Gbagbo (38,3%) seguito da Alassane Ouattara (32,1%) che così hanno avuto accesso al ballottaggio, tenutosi il 28 novembre. I primi risultati, resi pubblici il 3 dicembre dalla Commissione elettorale (l’organismo che ha gestito tutta la fase elettorale), davano la vittoria a Ouattara (54,1%). Ma poche ore dopo la pubblicazione dei risultati, la Corte costituzionale, organo supremo al quale la costituzione ivoriana affida il compito di valutare la validità delle elezioni e il cui presidente è un uomo fedele a Gbagbo, ha annullato il voto in alcune regioni settentrionali. Secondo i giudici, in alcune zone, i fedeli di Ouattara avrebbero impedito ai sostenitori di Gbagbo di votare. Gbagbo si proclama vincitore e sabato 4 dicembre giura nelle mani del presidente della Corte costituzionale. Ouattara fa lo stesso e giura solennemente in una cerimonia che si è tenuta in un albergo di Abidjan.
Onu, Unione africana e Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale riconoscono la vittoria di Ouattara. Lo stesso fa la Francia (ex potenza coloniale e con rapporti molto tesi con Gbagbo) e gli Stati Uniti. In Costa d’Avorio, intanto, la tensione sale. Si registrano scontri tra i sostenitori dei due presidenti con morti in entrambe i campi. E adesso solo un forte intervento della comunità internazionale potrà evitare che il Paese precipiti nuovamente nella guerra.
Enrico Casale

© FCSF – Popoli