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"In Ucraina, la morte definitiva dell'Unione Sovietica"
10 marzo 2014

Il superiore dei gesuiti ucraini offre una lettura delle minacce che provengono dalla Russia, mentre il Paese slavo è scosso dalla rivoluzione politica interna e dalla crisi militare in Crimea che tengono il mondo con il fiato sospeso.

L’invasione di Putin, chiaramente illegale e opposta alle sue ripetute dichiarazioni pubbliche, non è alla fine un atto di aggressione, ma di paura. L’economia russa si sta indebolendo e la speranza di creare una «Unione euroasiatica» non può realizzarsi senza l’Ucraina. Kazakhstan, Kirghizistan e Bielorussia non offrono molto. La Russia possiede petrolio e miliardari, ma non una economia diversificata e una classe media. Il 60% del suo commercio estero è legato ai combustibili fossili. Un decimo degli introiti statali proviene direttamente da Gasprom. L’Ucraina, invece, è il settimo maggiore produttore mondiale di acciaio, il sesto esportatore di grano e il terzo di mais. Ha un settore metalmeccanico importante, che spazia dalle auto ai trattori, alle armi e agli aerei. Ha una classe media estesa e una forte classe operaia. E, infine, ha gli sbocchi sul mar Nero che dà accesso al Mediterraneo e al mondo.

Le forze armate russe non sono abbastanza grandi da invadere e occupare l’Ucraina, che è più grande della Francia e ha 45 milioni di abitanti. In Crimea hanno un certo sostegno. Qui è ospitata la più grande base della marina russa, con 25mila militari e 380 navi. Senza di essa, la Russia non potrebbe sperare di fare atterrare le truppe. Ora, incredibilmente, sembra che Yanukovich abbia convinto Putin (che non lo rispetta) ad attaccare e che la popolazione si sollevi a sostegno dell’invasione. Putin sembra accecato dall’ambizione. Ma non potrebbe invadere l’Ucraina continentale, a meno che non sia reso cieco dalla disperazione, ipotesi non impossibile. Nulla cementerebbe di più l’Ucraina e lo ha scoperto rapidamente lui stesso. Una buona percentuale degli abitanti della Crimea lo sostiene, ma altri sono subito scesi in strada per manifestare contro di lui, pronti a imbracciare le armi contro le sue truppe. Non è neppure scontato che riesca a conquistare la stessa Crimea.

Questa penisola non è mai stata «ucraina». Caterina la Grande vi sconfisse i turchi musulmani e la popolò di russi. Kruscev la unì all’Ucraina nel 1954, malgrado qualche protesta, ma nell’Unione Sovietica tutto veniva deciso a Mosca. Si verificò ancora qualche reazione locale nel 1991 quando l’Ucraina dichiarò l’indipendenza, ma la Crimea non fece resistenza all’unione con Kiev quando le fu concesso uno status speciale. I tatari di Crimea sono un gruppo significativo favorevole all’unione con l’Ucraina e non vogliono avere niente a che fare con la Russia. In Crimea esistono anche persone di origine russa che desiderano restare parte dell’Ucraina. Putin può fare un dispetto, ma poco più.

Il rublo è la moneta più debole tra quelle delle nazioni industrializzate. Quando il parlamento russo ha votato per dare al presidente l’autorizzazione a invadere, la moneta ha perso quasi il 10% del suo valore. Quando le truppe sono state realmente inviate, la borsa di Mosca ha perso più del 10%. Gli esperti calcolano che, in un giorno, la Russia abbia perso 55 miliardi di dollari (Soci è costata 50 miliardi). Ciò è esattamente quello che Putin non vuole e non si può permettere. Sette leader del G8 hanno rifiutato di partecipare alla riunione che si terrà a Soci in giugno, a meno che non cambi completamente rotta. Obama ha chiesto una totale esclusione della Russia dal G8, per Mosca intollerabile. Inoltre le dimostrazioni nei Paesi ex sovietici danno ai russi il coraggio di dimostrare contro le grandi ingiustizie presenti nel loro Paese. Putin è paranoico rispetto a tali manifestazioni: le dimostrazioni di simpatia per gli ucraini erano limitate negli scorsi mesi, ma sono cresciute con l’invasione. Putin ha immediatamente arrestato 300 dimostranti a Mosca e molti hanno avuto condanne a due mesi di carcere. Tra di essi ci sono alcuni leader dell’opposizione.

Una lettura complessiva e di speranza di tutti questi eventi va in due direzioni: una riguarda la fine della corruzione sistematica nel governo ucraino, con la creazione di un governo popolare. Ciò metterebbe fine a un governo in stile sovietico, cioè favorevole a chi è al potere e non al popolo. La seconda riguarda la morte definitiva dell’Unione Sovietica. Putin, nel suo secondo mandato presidenziale, disse che la più grande catastrofe del XX secolo era stato il collasso dell’Urss. È difficile trovare qualcuno, anche in Russia, che sia d’accordo. Disse anche che «noi russi» abbiamo imparato qualcosa dagli americani: non si conquista il mondo con la forza militare, ma con l’economia, e a tale obiettivo si è dedicato per quasi dieci anni, cercando di attirare i Paesi vicini nell’Unione euroasiatica. I fatti recenti hanno reso chiaro anche a lui, alla fine, che l’Ucraina non farà parte della sua sfera e perciò le sue speranze di una Unione (sia sovietica sia eurasiatica) sono morte. Resta da vedere come prenderà atto di questo orientamento del Paese, ma ha già iniziato a lavorare con l’attuale governo ucraino.

Durante tutta la rivoluzione di questi mesi, nel maidan, la piazza di Kiev epicentro delle proteste, ogni ora si è volta una preghiera. Penso che la preghiera sia cruciale in ogni aspetto di questa vicenda. È un modo per «esorcizzare» un governo corrotto e le vestigia della mentalità sovietica. Si tratta di un primo passo, ma direi che in Ucraina ha funzionato, almeno per il momento. Occorre vedere quanto il nuovo governo risponderà alle richieste popolari. Il maidan resterà presidiato fino alle elezioni presidenziali di maggio per assicurare l’organizzazione di un voto regolare e la formazione di un governo di qualità. I manifestanti non sono alla ricerca del controllo, ma di una gestione del processo sulla base della costituzione che assegna al popolo la suprema autorità. Metà dell’Ucraina sta pregando e digiunando per tutto questo durante la Quaresima, come ha fatto durante la rivoluzione.

David Nazar SJ

© FCSF – Popoli