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Scusate il disagio
Giacomo Poretti
del trio Aldo, Giovanni e Giacomo
Bala i ratt
Deve essere dura da digerire per uno di Verbania sentirsi dare del «terrone» da uno di Lugano. È quello che è accaduto alcune settimane fa a seguito di una campagna pubblicitaria contro i 45mila frontalieri italiani, raffigurati come dei ratt (topi) che rubano il formaggio (lavoro) agli svizzeri.
Uno dei tre topi è un piastrellista di Verbania, appunto, tale Fabrizio, del quale siamo riusciti a raccogliere lo sfogo di rabbia e dolore.
«E sì che gò rifaa i paviment dei cess (bagno) de tuch Lugan, Belinsona, Mendrisio e Viganell, sensa faghi la fatura (ricevuta fiscale), e i danè che men dà (i soldi con i quali mi hanno pagato) li ho lasà lì (li ho depositati in una loro banca), con el cunt cifrà che, porca de chela miseria, mel ricordi pù (ho dimenticato la password e il funzionario mi scaccia in malo modo tutte le volte che voglio fare un prelievo).
Al sabat andavi con la miè a fà la bensina a Bizzarone (il sabato portavo mia moglie a fare il pieno in un chiosco al di là del confine): me serviva no, ma la bensina la custava poc, e alura prima de andà a Bizzarone andavi fino a Genova a bev un cafè e po turnavi indrè.
Le minga giust che vegni trataà come un ratt rumeno, quel sì che lè un ratt, minga un lumbard! E alura mi te saludi Svisera, vurà dì che andarò a rifaaà i cess in Germania».
Poi, terminato lo sfogo, il signor Fabrizio si è lanciato, stavolta in perfetto italiano, in una libera interpretazione di una celebre canzone anarchica: «Addio, Lugano bella,/ o dolce terra pia,/ scacciati senza colpa/ i piastrellisti van via/ e partono cantando/ colla speranza in cor./ Ed è per voi lombardi,/ per voi di Casalpusterlengo,/ che siamo ammanettati/ al par dei malfattori;/ eppur la nostra idea/ non è che idea d’amor./ Ma tu che ci discacci/ con una vil menzogna,/ repubblica borghese,/ un dì ne avrai vergogna/ ed oggi t’accusiamo/ di fronte all’avvenir./ Lavoratori autonomi senza tregua,/ andrem di terra in terra/ a predicar la riduzione fiscale/ e a bandir il 740/ la pace tra gli oppressi,/ la guerra agli oppressor./ Elvezia, il tuo governo/ schiavo d’altrui si rende,/ di un popolo gagliardo/ le tradizioni offende/ e insulta la leggenda del tuo Guglielmo Tell./ Addio, cari compagni,/ amici luganesi,/ addio, banche di neve/ montagne ticinesi,/ i piastrellisti erranti/ son trascinati al nord».

© FCSF – Popoli, 4 novembre 2010