Home page
Webmagazine internazionale dei gesuiti
Cerca negli archivi
La rivista
 
 
 
Pubblicità
Iniziative
Siti amici
Idee
Cerca in Idee
 
La sete di Ismaele
Paolo Dall'Oglio
Gesuita del monastero di Deir Mar Musa (Siria)
Il destino dei cristiani
Nella speranza di ricevere presto notizie positive su padre Paolo, rapito in Siria a fine luglio, e di poter leggere nuovamente i suoi articoli, pubblichiamo un estratto dal suo libro più recente: Collera e luce. Un prete nella rivoluzione siriana (Emi 2013).

Di quel dieci per cento di cristiani che contava la Siria, non ne dovrebbe restare che l’uno e mezzo per cento. Le mie previsioni possono sembrare drammatiche, ne sono cosciente. Sono cinico, crudele o profetico? E da trent’anni che vedo avviato questo processo. I cristiani si dichiaravano felici di vivere nello Stato di Asad, ma andavano via lo stesso.

Non posso fare a meno di constatare che è finita, per loro. Restando vicini al regime saranno trascinati via insieme ad esso, fisicamente e culturalmente. Quelli che godono di buone relazioni con i curdi possono trovare protezione in mezzo a loro, come avviene nel Kurdistan iracheno. Quelli che fanno la rivoluzione vinceranno con la rivoluzione. Ma questo è vero fino a un certo punto... Una cosa è il progetto di una Siria democratica, rivoluzionaria, pluralista, dove i cristiani avrebbero il loro posto. Altra cosa è il progetto politico islamista dove lo spazio dei cristiani sarebbe ristretto. E infine, altra cosa ancora è l’esplicita aggressione contro i cristiani da parte degli estremisti musulmani cosiddetti jihadisti e takfiriti.

E l’irresponsabilità mondiale prepara il terreno a questa terza ipotesi. (...) Il cristianesimo siriano diventerà residuale. Il che non significa che diverrà privo di senso, di importanza culturale e certamente di ruolo spirituale. Il disastro può essere più o meno grave, tutto dipenderà dalle scelte future sul piano nazionale o internazionale.
Tuttavia, a fronte di tale questione l’ottimismo deve restare di rigore; alla fine del conflitto, il tessuto sociale siriano si ricomporrà nella sua pluralità. Alcuni ritorneranno per ricostituire una certa normalità, il loro contesto vitale. Quanti avranno trovato una soluzione altrove, vi resteranno. Io conservo la speranza che le comunità cristiane residuali possano fiorire in una futura Siria islamica, capace di scegliere un coerente pluralismo inclusivo.





© FCSF – Popoli, 2 gennaio 2014