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A Voice from America
Thomas Reese
Gesuita, scrittore, ex-direttore di "America"
Il papa e i profilattici

Per decenni il Vaticano ha avuto una posizione totalmente negativa sui profilattici, ma ora il papa, in un nuovo libro, ha riconosciuto che in alcune circostanze il loro utilizzo può essere moralmente responsabile nel prevenire la diffusione dell’hiv/aids. A che punto siamo?

Nel passato il Vaticano è stato così critico verso i profilattici da indurre alcuni cattolici a pensare che questi fossero qualcosa di intrinsecamente sbagliato e che non si può concepire alcuna situazione in cui possano essere adoperati moralmente. La nuova dichiarazione del papa demolisce quell’idea.

Il papa scrive che l’uso del profilattico può rappresentare un primo passo nell’assumere una responsabilità morale «nell’intenzione di ridurre il rischio di infezione». Benché l’unico esempio che dà sia la prostituzione maschile, non dice che questo sia l’unico caso possibile. Non c’è ragione di escludere le prostitute donne o chiunque sia infetto da hiv/aids: soggetti per cui l’uso del profilattico allo scopo di ridurre il rischio di infezione possa essere «un primo atto di responsabilità», piuttosto che non usare il profilattico ed esporre l’altra persona a un rischio fatale.

Il papa sta dicendo che la soluzione all’epidemia di hiv/aids è di inondare l’Africa e il resto del mondo di profilattici? Certamente no. È ancora molto critico sull’idea che si possa affrontare il problema con la sola distribuzione dei profilattici, che - sostiene - incoraggiano la promiscuità e sono inefficaci. E lo sono perché possono non funzionare e perché la maggior parte delle persone non li usa il 100% delle volte, in modo da essere sicuri.

Come nota il portavoce del Vaticano: «Il papa osserva che anche nell’ambito non ecclesiale si è sviluppata un’analoga consapevolezza, come appare dalla cosiddetta teoria ABC (Abstinence - Be Faithful - Condom), in cui i primi due elementi (astinenza e fedeltà) sono molto più determinanti e fondamentali per la lotta all’aids, mentre il profilattico appare in ultimo luogo come scappatoia, quando mancano gli altri due».

Questo significa che la Chiesa cattolica ora può sostenere i programmi ABC in Africa, dal momento che i profilattici sono presentati come estrema risorsa? Speriamo di sì.

Nel 1987 il Consiglio permanente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti sosteneva che limitare le relazioni sessuali al matrimonio fosse la maniera morale e più efficace di arginare la diffusione dell’aids. Ma il Consiglio andava oltre fino a «riconoscere che qualcuno non sarà d’accordo con noi su quello che noi intendiamo per sessualità umana». Come risultato, nel documento The Many Faces of Aids i vescovi affermavano che l’istruzione pubblica «potrebbe includere un’informazione accurata sui profilattici e altre pratiche proposte da esperti medici come possibili mezzi di prevenzione contro l’aids».

The Many Faces of Aids fu criticato dai vescovi conservatori e da alti prelati del Vaticano. Purtroppo sono serviti 23 anni al Vaticano per comprendere quanto i vescovi statunitensi avessero rappresentato bene l’insegnamento tradizionale della Chiesa in un nuovo contesto.

Parte del problema, per il Vaticano, è sempre stato la paura che ogni sfumata discussione sui profilattici e l’aids venisse presentata male dai media. Quando il Washington Post diede la notizia su The Many Faces of Aids, il titolo fu: «I vescovi appoggiano i profilattici». Un titolo che fu ritrattato in edizioni successive grazie all’insistenza del cronista che aveva scritto la storia e si era lamentato della frase ingannevole.

La Chiesa ha bisogno di esprimersi in maniera più chiara e semplice sulla questione dei profilattici e dell’aids. Quando si tratta di hiv/aids, i profilattici non servono a prevenire le gravidanze, ma le morti. Il sesso al di fuori del matrimonio può essere un peccato contro il Sesto Comandamento, ma come chiarì il cardinale belga Godfried Danneels nel 2004: per una persona malata di aids, non usare un profilattico durante un rapporto significa commettere peccato contro il Quinto Comandamento, non uccidere.

Ps: Il Vaticano ha chiarito che la dichiarazione del papa sui profilattici e l’aids non si riferisce solo alla prostituzione maschile, ma anche alle donne e a chiunque sia colpito da hiv/aids. Il papa ha detto che «È un primo atto di responsabilità, un primo passo sulla strada verso una sessualità più umana, piuttosto che il non farne uso esponendo l'altro al rischio della vita», secondo il portavoce del Vaticano. «Che si tratti di una donna, di un uomo o di un transessuale. Il significato non cambia».
 

25 novembre 2010