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La sete di Ismaele
Paolo Dall'Oglio
Gesuita del monastero di Deir Mar Musa (Siria)
Sayyidatu n-Najat, la Madonna del Soccorso
Islamofobia e terrorismo islamico si riecheggiano. L’eco amplifica tensioni e conflitti e rende vani gli sforzi di ascolto e di dialogo svuotando gli spazi di civile convivenza.
Anche in assenza di relazione di causa ed effetto nella successione cronologica degli eventi, un fenomeno di concrezione speculare del contenzioso provoca un aumento dell’odio; sicché ciascun campo giustifica la propria deriva violenta attraverso la propria percezione dell’escalation di ostilità del campo avverso.
Il Sinodo per il Medio Oriente ha in controtendenza confermato la nostra vocazione di cristiani orientali a vivere il buon vicinato con la maggioranza musulmana. Il Messaggio finale afferma: «Dio vuole che noi siamo cristiani nelle e per le nostre società del Medio Oriente. Il fatto di vivere insieme cristiani e musulmani è il piano di Dio su di noi ed è la nostra missione e la nostra vocazione. […] siamo parte integrale delle nostre società [… contribuiamo] alla costruzione dei nostri Paesi insieme con tutti i cittadini musulmani, ebrei e cristiani» (3.4). «Noi crediamo in tutto quanto Dio ha rivelato, da quando ha chiamato Abramo, nostro padre comune nella fede, padre degli ebrei, dei cristiani e dei musulmani» (8).
I Padri sinodali hanno elevato un accorato appello per la pace nella giustizia, a cominciare da Gerusalemme. In diversi modi il Sinodo ha poi ripetuto una richiesta che ormai i cristiani orientali rivolgono sia ad ogni loro concittadino musulmano sia al mondo intero: vogliono essere cittadini a pieno diritto e quindi rivendicano per tutti una piena libertà di coscienza e il rispetto dei diritti fondamentali. I musulmani sono invitati a impegnarsi con noi per l’umanizzazione delle nostre società. Nell’omelia finale il papa lo ha ripetuto: pace per Gerusalemme e libertà di coscienza per tutti!
Purtroppo questi inviti benevoli sono soffocati dai boati della guerra, sempre attenta a riprendersi intero il controllo dei media. Amara coincidenza: una settimana dopo che il Sinodo aveva proposto di scegliere una data per ricordare nella liturgia i martiri della violenza in Medio Oriente, tale data è fissata il 31 ottobre a Baghdad con l’eccidio in chiesa da parte dei terroristi di al-Qaida di oltre cinquanta civili inermi. La Madonna del Soccorso, la chiesa siro-cattolica nel quartiere Qarrada: i piccoli come gli anziani sono veri martiri della fede, e non solo vittime civili, perché andare a Messa a Baghdad è esporsi e lo sapevano. Fino al soffitto c’era sangue di Abele. Un terzo fiume scarlatto scorre in Mesopotamia e il sangue cristiano si mescola con quello dei troppi iracheni assassinati e torturati in questo osceno conflitto nel quale anche l’esercito italiano, non possiamo dimenticarlo, è stato implicato.
Il terrorismo islamico è una tragedia per i cristiani del Medio Oriente ma altrettanto lo è per i musulmani, anche i pii e fedeli musulmani, non solo gli occidentalizzati. Un immenso sforzo culturale ed educativo, istituzionale ed economico andrebbe espresso per salvare i giovani attirati nel girone della violenza fondamentalista e disumanizzante e questo a cominciare da mille occasioni di dialogo anche con gli ambienti più estremisti e chiusi nei quali si sviluppano per contiguità le complicità jihadiste.
Mi viene comunicato uno scritto farneticante attribuito a Magdi Cristiano Allam, nel quale è esposta l’amalgama più totale tra i terroristi del Qaida e il mondo musulmano nel suo insieme. Il livore islamofobico annuncia nuove tremende guerre e naturalmente i cristiani minoritari ci andranno di mezzo insieme a tanti innocenti musulmani. Per Magdi i prelati relativisti aprono la strada all’estremismo islamico anche in Occidente…
Mi ha scandalizzato anche un’intervista a Giuliano Ferrara sull’Espresso. Vi dice, riassumo, che sotto Obama non vale più la pena di fare la guerra in Iraq e in Afghanistan perché con il suo buonismo ci ha demotivati nello scontro frontale, nel «confronto di valori», con l’islamismo politico. Insomma la guerra va abbandonata non tanto perché persa ma perché ha perso il suo mordente dottrinale di scontro tra civiltà occidentale e inciviltà islamica!
La virtù della speranza è per i tempi difficili e ci dovrà traghettare oltre le riaggregazioni di branco. Il mondo si deve dare una polizia efficace, e rispettosa delle persone, per combattere contro i terrorismi, le mafie e i corrotti in doppio petto. E milioni di amicizie interreligiose devono formare una rete che ci salvi dai nostri rispettivi fratelli fondamentalisti e li salvi da loro stessi.
Martiri di Baghdad, pregate per noi!

© FCSF – Popoli, 18 novembre 2010