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Quando una pillola uccide
In Europa e negli Usa li si compra su internet, nel Sud del mondo nei mercati ambulanti, ma il boom dei farmaci contraffatti è planetario. Mentre però nei Paesi ricchi si studiano le contromisure, in Africa si muore. Radiografia di una piaga globale
Fascicolo: 
novembre 2011
Tag: 
Esodo biblico. Ma dove?
Se in Europa la primavera araba viene raccontata come opportunità di cambiamento, in Italia nei media prevale la paura dell’invasione. L'analisi dell'Osservatorio Media Research di Pavia, ente indipendente che dall'inizio dell'anno cura una rubrica su Popoli.

Data: 
26 ottobre 2011
Tag: 
"In Nord Africa, non vinceranno le teocrazie": parola dei Fratelli musulmani
Abdel Fattah Hasan, egiziano, ex parlamentare e membro dei Fratelli musulmani non crede all’ipotesi di una svolta «iraniana» di Tunisia, Libia ed Egitto. Popoli.info l'ha intervistato.

Data: 
24 ottobre 2011
Tag: 
Corno d’Africa, cronaca di una carestia annunciata
Le carestie nel Corno d’Africa non possono essere attribuite solo al clima, ma anche a manovre speculative e alla vendita di appezzamenti di terreno a multinazionali o a Stati stranieri. Il commento di un operatore di una Ong.

Data: 
13 otobre 2011
Tag: 
I nuovi pirati
Attaccano i mercantili nel Golfo di Aden, li sequestrano e chiedono riscatti di migliaia di dollari. Non sono romantici corsari, ma miliziani armati da signori della guerra e affaristi senza scrupoli. Per contrastarli i Paesi occidentali hanno inviato navi militari e l’Onu ha approvato una risoluzione. Leggi l'articolo pubblicato sul numero di ottobre 2008 di Popoli.



Data: 
13 ottobre 2011
Tag: 
Pirati somali, arrivano i militari a bordo

La liberazione della nave Montecristo ha riacceso i riflettori sui sequestri operati al largo della Somalia da gruppi di corsari ben addestrati, un fenomeno di cui Popoli aveva parlato già nel 2008. Azioni che rendono insicura una delle rotte commerciali più importanti per l’Europa e l’Asia. E infatti gli armatori si stanno organizzando, coordinandosi con le marine militari.


Data: 
13 ottobre 2011
Tag: 
Il Nobel per la pace si tinge di rosa
Il comitato norvegese ha assegnato il premio a tre donne: le liberiane Ellen Johnson Sirleaf e Lyeman Gbowee e la yemenita Tawakkul Karman. Un riconoscimento alla loro «lotta non violenta a favore delle donne e del loro diritto a partecipare ai processi di pace».

Data: 
7 ottobre 2011
Tag: 
A Milano, scatti sulla "primavera araba"
Si intitola «Mare in rivolta», il progetto fotografico di Loris Savino che racconta le rivolte scoppiate nel Nord Africa. La mostra, inaugurata giovedì 6 ottobre, rimarrà aperta presso la Galleria San Fedele di Milano fino al 2 novembre.

Data: 
5 ottobre 2011
Tag: 
E l’Africa inizia a mobilitarsi
Vera Mshana è una ricercatrice di Tax Justice Africa, una Ong che promuove un sistema di tassazione equo e progressivo nel continente africano. Le abbiamo chiesto di fare il punto sulla presenza dei paradisi fiscali in Africa e su quali iniziative stia organizzando la società civile per chiedere maggiore trasparenza fiscale.

Quanti paradisi fiscali ci sono in Africa?
Il Fondo monetario internazionale ha riconosciuto come centri finanziari offshore: Mauritius, Sey­chelles, Liberia, Gibuti e Tangeri (Marocco). Le Comore (l’isola di Anjouan), Botswana e Somalia possono essere anch’essi considerati paradisi fiscali. Il Ghana stava per adottare un regime fiscale privilegiato, ma poi ha rinunciato.

Quali sono i vantaggi fiscali garantiti agli investitori?
Questi centri offrono molti servizi: bancari e assicurativi, gestioni patrimoniali, fondi fiduciari, pianificazione fiscale e consulenza alle società multinazionali.
Ciò che rende conveniente investire in questi centri è che questi servizi sono forniti in un sistema di ampie esenzioni fiscali (nessuna imposta sul capital gain, nessun tributo sui dividendi o sugli interessi, né sugli utili) e una normativa poco severa in materia di contabilità.
Va detto inoltre che questi paradisi fiscali offrono l’anonimato finanziario ai clienti, nascondendo di fatto i reali protagonisti (azionisti o proprietari) delle attività commerciali.
Ciò permette a questi clienti di nascondere i loro redditi e ridurre il carico fiscale nel Paese nel quale vivono o nei Paesi dove il reddito è prodotto.

Chi investe nei paradisi fiscali?
Investono gli istituti bancari europei e nordamericani, ma anche persone molto ricche e, in generale, le multinazionali, come per esempio la SabMiller (il secondo produttore mondiale di birra) o la banca Barclays, che era fortemente coinvolta nella creazione del centro finanziario in Ghana.

Quali effetti producono le legislazioni fiscali agevolate sulle economie dei paradisi fiscali?
I paradisi fiscali producono effetti negativi, in particolare: 1) I sistemi fiscali locali tendono a fare leva unicamente o prevalentemente sull’imposizione indiretta, che colpisce maggiormente la fasce più deboli della popolazione. 2) Viene creata poca occupazione, considerato che molti posti di lavoro riguardano l’industria dei servizi finanziari e che questi posti sono occupati quasi tutti da stranieri. 3) Si creano grandi divari di reddito nella popolazione. 4) L’economia locale è poco o per nulla differenziata.

La società civile come sta combattendo il fenomeno dei paradisi fiscali?
I paradisi fiscali vanno combattuti sotto due aspetti: per l’impatto che essi hanno sulle economie delle altre nazioni (considerato che possono essere utilizzati per il riciclaggio di denaro sporco e per l’evasione fiscale) e per l’impatto che hanno sulle economie locali. L’attenzione mondiale e le campagne internazionali hanno prodotto effetti positivi sotto il primo aspetto, meno sotto il secondo, che credo sia il più problematico.
Come Tax Justice Network notiamo che in Africa il dibattito sulla politica fiscale e sulla riforma fiscale è stato in gran parte rimosso. La tassazione è vista come una misura imposta dall’esterno, prima dai colonizzatori, poi dai Programmi di aggiustamento strutturale. Solo recentemente si è registrata una maggiore attenzione su questi temi, favorita dalla volontà di controllare la spesa pubblica. Anche se la tassazione è considerata sempre una questione tecnica, estranea al dibattito pubblico.
La nostra organizzazione è molto coinvolta sul tema dei paradisi fiscali e partecipiamo alla campagna mondiale che chiede la loro fine e profonde riforme della politica fiscale. In particolare, noi chiediamo una riforma della contabilità. Auspichiamo che venga adottato il sistema chiamato «Paese per Paese», che impone alle multinazionali di stilare, oltre ai bilanci consolidati, anche rendiconti delle attività economiche svolte nelle singole nazioni e di esplicitare i nomi delle società ad esse collegate in quelle stesse nazioni. La seconda riforma che chiediamo è la creazione di una piattaforma, gestita dalle Nazioni Unite, che permetta lo scambio automatico di informazioni fiscali e finanziarie. Questa piattaforma dovrebbe permettere alle Agenzie delle entrate di ogni Paese di ottenere le informazioni necessarie a smascherare possibili elusioni (o evasioni) dei contribuenti.
La nostra organizzazione sta poi facendo pressioni sul governo sudafricano affinché metta all’ordine del giorno dell’incontro del G20, che si terrà il 3 novembre a Cannes (Francia), il tema dell’elusione e dell’evasione fiscale.
Enrico Casale

Data: 
3 ottobe 2011
Tag: 
Quei paradisi senza santi (né tasse)
La crisi economica ha rivitalizzato i paradisi fiscali, casseforti sicure per capitali in fuga. Alcuni di questi centri offshore si trovano in Paesi del Sud del mondo. Ma l’afflusso di capitali non tassati sottrae, ogni anno, alle popolazioni locali almeno 125 miliardi di euro di entrate fiscali. Molto più di quanto ricevono in aiuti umanitari.

Data: 
3 ottobre 2011
Tag: 
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